Rai 15 aprile 2022
L’Esecutivo dell’Usigrai esprime «forte preoccupazione» per la decisione del governo di non procedere, dal 2023, all’incasso del canone Rai attraverso la bolletta della luce. «Il canone italiano – ricordano i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico in una nota – è il più basso in Europa. Così come il numero di giornalisti in organico, in proporzione alle ore di trasmissioni autoprodotte».
A fine marzo, in un documento approvato all’unanimità dall’assemblea, i Cdr della Rai chiedevano che fosse garantita la certezza delle risorse disponibili ogni anno per il servizio pubblico radiotelevisivo, con la restituzione alla Rai dell’intera quota del canone versato dai cittadini, il cosiddetto extra-gettito, in tutto 200 milioni all’anno, considerando anche il taglio strutturale del 5%, che spettano al Servizio Pubblico da anni.
«Il rischio – scrive ancora l’Usigrai – è che lo scorporo dalla bolletta si traduca in una nuova corsa all’evasione del canone. Se così fosse, ad essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al presidente della Repubblica), un buco di bilancio, giova ricordarlo, che dovette essere ripianato collocando in borsa il 33% delle azioni Rai Way».
I giornalisti Rai chiedono quindi di «conoscere, quanto prima, quali strumenti metterà in campo il governo per la riscossione del canone televisivo. Il decreto legge, in questo senso, è troppo vago. Non basta adeguarsi alle indicazioni della Commissione europea: bisogna individuare delle soluzioni che mettano al riparo il servizio pubblico radiotelevisivo. La certezza delle risorse – concludono – è garanzia della nostra autonomia e indipendenza: a questo deve, imprescindibilmente, seguire la riforma della Rai per liberarla dal controllo e dall’ingerenza dei partiti».