Vita associativa 9 gennaio 2023
Una lettera appello al ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, per rimuovere l’intitolazione della Biblioteca nazionale a Vittorio Emanuele III, che promulgò le leggi razziali, e intitolarla a Benedetto Croce. È l’iniziativa lanciata dalla sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania (SUGC). L’appello è siglato finora da “Memoriæ – Museo della Shoah di Napoli”, l’Associazione Nazionale ex Deportati (ANED), l’Associazione Progetto Memoria, la Comunità Ebraica di Napoli, la Federazione delle Associazioni Italia-Israele, la Fondazione Valenzi, il Sindacato Unitario Giornalisti Campania (SUGC), l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), tutti riuniti del nuovo “Comitato 9 Gennaio”, che fa appello alla sensibilità del ministro, “affinché si adoperi – spiegano – a porre fine a un insopportabile scempio della Memoria”. Aderisce al movimento anche Nino Daniele, ex sindaco di Ercolano ed ex assessore alla cultura a Napoli. “Vittorio Emanuele promulgò il più infamante dei provvedimenti legislativi e amministrativi – si legge nella nota – voluti dal fascismo. A pagarne le conseguenze non furono solo gli 8.564 ebrei deportati dall’Italia e dai territori occupati dai nostri militari, ma anche le decine di migliaia di connazionali di religione o discendenza ebraica che, pur non avendo vissuto il dramma della deportazione e dell’internamento, per anni furono privati dei più elementari diritti. A colui che è stato uno dei protagonisti della più infelice delle stagioni del Novecento, a cui vanno certamente addebitate anche le sofferenze patite da centinaia di migliaia di militari italiani abbandonati al loro infausto destino dopo l’8 settembre 1943, Napoli continua a mantenere intitolata una tra le più importanti istituzioni culturali della città: la Biblioteca Nazionale, terza per importanza dopo quelle di Roma e di Firenze”. Nico Pirozzi, giornalista e coordinatore dell’Associazione Memoriae, che tiene viva la memoria della Shoah, spiega che “Vittorio Emanuele III intitolò la biblioteca a se stesso circa 100 anni fa. Un passato che va cambiato nel simbolo della cultura storica di Napoli, e lo facciamo con un appello che coinvolga tutta l’Italia, visto che a lui sono intitolate anche scuole, luoghi di cultura e strade”.
LETTERA-APPELLO
AL MINISTRO DELLA CULTURA
Ottantacinque anni fa, nel novembre del 1938, Vittorio Emanuele III promulgava le leggi razziali, il più infamante dei provvedimenti legislativi e amministrativi voluti dal fascismo. A pagarne le conseguenze non furono solo gli 8.564 ebrei deportati dall’Italia e dai territori occupati dai nostri militari (sud della Francia e isole di Rodi e Kos), ma anche le decine di migliaia di nostri connazionali di religione o discendenza ebraica che, pur non avendo vissuto il dramma della deportazione e dell’internamento, per anni furono privati dei più elementari diritti.
A colui che è stato uno dei protagonisti della più infelice delle stagioni del Novecento, a cui vanno certamente addebitate anche le sofferenze patite da centinaia di migliaia di militari italiani abbandonati al loro infausto destino dopo l’8 settembre 1943, Napoli continua a mantenere intitolata una tra le più importanti istituzioni culturali della città: la Biblioteca nazionale, terza per importanza dopo quelle di Roma e di Firenze.
Rimuovere il nome di Vittorio Emanuele III da un così importante e significativo luogo di cultura della città, per sostituirlo con quello del filosofo Benedetto Croce, che all’istituzione di piazza del Plebiscito riservò sempre costante e devota attenzione, non rappresenterebbe solo un tardivo atto di giustizia nei confronti delle vittime delle leggi razziste ma anche un modo per incasellare nel giusto ordine i tasselli della storia.
Alla luce di queste considerazioni
riuniti nel “Comitato 9 Gennaio”, fanno appello alla sensibilità del signor Ministro della Cultura, Dott. Gennaro Sangiuliano, affinché si adoperi a porre fine a un siffatto e insopportabile scempio della Memoria (che nella piazza simbolo di Napoli è presente sin dal giugno 1925), restituendo alla Biblioteca Nazionale della città la denominazione a lei più confacente: quella del filosofo e letterato Benedetto Croce.