Vertenze 1 marzo 2024
Le sei mozioni sulla libertà d’informazione sono state spezzettate nell’Aula della Camera in circa 195 voti diversi. Un voto per ogni singola parte delle premesse e degli impegni. L’unica ad essere passata nella sua interezza è quella del centrodestra.
Tra gli impegni approvati, complessivamente, ci sono quelli che invitano il governo ad adottare «iniziative normative in materia di querele temerarie»; a riformare la disciplina della diffamazione in linea con i pronunciamenti della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo; ad intervenire sulla protezione delle fonti giornalistiche considerando il diritto al silenzio del giornalista «un autentico attributo del diritto all’informazione»; a sostenere le nuove norme previste dalla legge europea per la libertà dei media (Emfa) comprendendo anche quelle che riguardano la tutela dei rapporti tra giornalisti e fonti anche da intercettazioni o captazioni di messaggi.
Si conferma la sacralità dell’articolo 21 della Costituzione che garantisce la libertà d’informazione e si accetta che si parli di riforma della ‘governance’ della Rai solo in qualche premessa, mentre è stato respinto l’impegno chiesto formalmente nella mozione del Pd che ha respinto la riformulazione proposta dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari.
Tra i vari impegni c’è anche quello di colmare il gap tra giornaliste e giornalisti, non solo per quanto riguarda i ruoli ricoperti all’interno dei media, ma anche sotto il profilo della retribuzione. Con particolari tutele anche per le donne in maternità, come previsto nel documento del centrodestra. Si intende anche mettere a punto norme e aprire una riflessione sul ruolo che gioca e giocherà l’intelligenza artificiale nel mondo dell’informazione.
Si riconosce il valore del giornalismo d’inchiesta e si assicura un intervento anche contro il precariato. Si esprime biasimo e preoccupazione per le intimidazioni nei confronti di cronisti e croniste sia sui social sia da parte della criminalità organizzata. E a questo proposito è passato anche il punto, contenuto nelle premesse della mozione di IV, in cui si parla di Paolo Berizzi, «l’unico giornalista in tutta Europa» ad avere avuto la scorta «per le gravi minacce ricevute dalle organizzazioni di estrema destra» per le sue inchieste.
Sono state approvate anche tutte le parti delle mozioni in cui si chiede più tutela per i diffamati. Mentre è stata bocciata la parte in cui si parlava dell’attività di censura operata durante il periodo fascista in Italia e nell’Ungheria di Orban contenuta nella mozione del M5S.