Giornalisti minacciati 18 novembre 2017
I cronisti minacciati, i giornalisti costretti a vivere sotto scorta per via del loro lavoro, i cittadini di Ostia non sono soli. Questo il messaggio che si è levato da piazza Anco Marzio, gremita nonostante qualche goccia di pioggia, presidiata dagli operatori dei media, dai comitati civici, da associazioni, studenti, rappresentanti delle istituzioni e dei sindacati, semplici cittadini che hanno accolto l’appello di Fnsi e Libera a manifestare contro la mafia e per la libertà di stampa.
In piazza anche i giornalisti campani, un bus è partito da Napoli da piazza Garibaldi per partecipare alla manifestazione. Con i vertici del Sugc, i cronisti minacciati e il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che ha preferito partire dalla sua città e con i rappresentanti dell’Associazione regionale di stampa alla quale è iscritto per dare un segnale forte e concreto.
Sul palco, coordinati dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, i cronisti minacciati: Federica Angeli, che vive da quattro anni sotto scorta per i suoi articoli di denuncia sulle infiltrazioni mafiose nel litorale romano; Michele Albanese, responsabile per la legalità del sindacato dei giornalisti; Paolo Borrometi, minacciato di morte dalla Stidda; Sandro Ruotolo, che ha raccontato quello che accade nella Terra dei fuori e nei territori che senza informazione libera vengono dimenticati; Marilena Natale, Luciana Esposito, Daniele Piervincenzi, la cui aggressione da parte di Roberto Spada “a favore di telecamera” ha fatto scattare l’indignazione e la reazione dell’opinione pubblica.
Al loro fianco la piazza mobilitata e i rappresentanti dei giornalisti. «Mai con i mafiosi e mai con i fascisti si può dire in questa piazza, lo prevede la Costituzione», ha esordito il presidente Giulietti rilanciando i cori degli studenti. «C’è chi sta con la Costituzione e chi fa strage dei suoi valori. Ostia non è solo clan – ha aggiunto – ci sono tante donne e uomini che lottano ogni giorno. Chi ha alzato la voce contro le testate è il benvenuto qui, a prescindere dalle sue idee politiche. Ora non bisogna spegnere i riflettori, a Ostia e altrove, sui cronisti minacciati, dobbiamo dargli una scorta mediatica».
Tra la folla anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ed esponenti politici di diversi schieramenti. Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso e la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, hanno inviato un messaggio ai partecipanti.
«Siamo qui perché non può essere consentito a nessuno di aggredire chi con il proprio lavoro illumina i territori», ha ribadito il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, che ha poi rilanciato la manifestazione del 22 novembre: «Chi lotta contro le mafie spesso è un precario dell’informazione. Contro la precarietà nel giornalismo Fnsi e Ordine dei giornalisti saranno in piazza davanti a Montecitorio per chiedere alla politica interventi concreti sui problemi del settore. Perché l’informazione libera è un pilastro della democrazia».
Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha chiesto «a tutti i giornalisti e le giornaliste di rilanciare le inchieste dei cronisti minacciati» e il presidente dell’Odg, Carlo Verna ha ricordato: «Siamo qui con la Costituzione e la penna per ribadire il diritto dei cittadini di essere informati».
A scandire gli interventi dei cronisti sotto scorta gli applausi della piazza. Poi la conclusione, affidata a don Luigi Ciotti. «Qui c’è tanta gente che si è mossa e si mette in gioco per fare la propria parte. Bisogna distinguere e far emergere le cose positive senza sottrarci nella denuncia delle cose che non vanno», ha detto.
«Dico grazie ai cittadini di Ostia – ha proseguito –. Grazie a chi vuole e lotta per una Ostia più libera, bella e onesta. Siamo qui per esprimere vicinanza ai giornalisti aggrediti e per estendere il pensiero a tutte le vittime che sono morte per mano delle mafie. Ma anche per far emergere le cose belle che ci sono a Ostia, con tante associazioni e realtà che fanno un grande lavoro. Ora il cambiamento tocca a noi. Usciamo dall’io per organizzare il noi con coraggio e umiltà, generosità e umiltà».
«Si alzi da qui un grido di libertà e di verità. Il senso di essere qui è che si cambia solo se si continua a raccontare la verità, a denunciare con vigore, competenza e spirito costruttivo ma attenzione anche ai manipolatori della verità. Bisogna denunciare con spirito costruttivo, con speranza. Dobbiamo fare una dieta delle parole perché non perdano di senso. Parole misurate ma ferme – ha concluso don Ciotti – con cui costruire il cambiamento».