Giornalisti minacciati 27 gennaio 2018
Nel giorno del secondo anniversario della scomparsa di Giulio Regeni l’Italia si è tinta del giallo dei cartelli con il suo volto e il suo nome. Alle 19.41, l’ora in cui per l’ultima volta, il 25 gennaio 2016, il giovane ricercatore è stato visto vivo, migliaia di fiaccole sono state accese in centinaia di piazze di tutta Italia per illuminare le vicenda di Giulio e di tutti i Giulio e le Giulie d’Egitto e del mondo e per tenere accesa la speranza di ottenere verità e giustizia per il 28enne friulano ritrovato morto il 3 febbraio 2016 con evidenti segni di tortura su tutto il corpo.
A Napoli insieme con Amnesty Internetional sono scesi in piazza del Gesù anche il Sindacato unitario giornalisti della Campania (SUGC) e Articolo21. Prima della fiaccolata, come ogni mese, un sit-in davanti alla Mehari di Giancarlo Siani, simbolo della libertà di stampa. Da quel luogo, infatti, a settembre è partito l’appello dei genitori di Giulio perché non venissero spenti i riflettori sulla morte del figlio, ricorda la ccordinatrice regionale di Articolo21, Desirèe Klain. “Giulio non era un giornalista – afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri – ma è stato torturato e ucciso perché era alla ricerca di una verità, una verità che non conosciamo, ma che abbiamo il dovere di cercare insieme alle motivazioni e ai colpevoli di questo omicidio. Le luci accese in questa piazza rappresentano la volontà di illuminare questo caso finché non sapremo cosa è successo davvero il 25 gennaio del 2016”.