Vita associativa 20 luglio 2018
«C’è un clima pesante e intollerante nei confronti di chi fa informazione, come testimonia la vicenda, solo l’ultima in ordine ti tempo, che ha riguardato i colleghi che sono oggi qui con noi». Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, ha aperto così la conferenza stampa convocata nella sede del sindacato all’indomani dell’aggressione ai giornalisti Floriana Bulfon di Repubblica e Piergiorgio Giacovazzo del Tg2 da parte di alcuni componenti della famiglia Casamonica.
«Da tempo – ha spiegato – la Fnsi è schierata al fianco dei cronisti aggrediti e minacciati anche nelle aule di tribunale. Anche in questo caso, se i colleghi lo riterranno, il sindacato è disponibile a costituirsi parte civile al fianco loro e degli operatori vittime di questa ennesima aggressione».
Il segretario generale ha poi anticipato che il sindacato ha già scritto al prefetto Nicolò D’Angelo, nuovo responsabile del Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti del ministero dell’Interno: «Verrà costituito in quella sede un organismo tecnico che metta in campo iniziative concrete a difesa dei colleghi. Abbiamo dato la nostra disponibilità e posto all’attenzione del prefetto gli episodi di Roma e di Padova, dove ignoti hanno esploso cinque colpi di pistola contro la casa del giornalista del Gazzettino, Ario Gervasutti», ha spiegato.
Nella sede della Fnsi, insieme con i rappresentanti della Federazione nazionale e delle Associazioni regionali di Stampa, dell’Usigrai, dell’Ordine nazionale e dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, di associazioni e movimenti come Articolo21, Rete NoBavaglio, Libera contro le mafie, Libera informazione e Giulia Giornaliste, c’erano anche Floriana Bulfon, Piergiorgio Giacovazzo, Federica Angeli e i legali che affiancano il sindacato nelle costituzioni di parte civile: Francesco Paolo Sisto, Luca Rampioni, Giulio Vasaturo.
«Siamo qui tutti insieme per difendere l’articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini ad essere informati da chi attacca ogni giorno i giornalisti e arriva anche ad auspicare la chiusura dei giornali», ha concluso Lorusso.
Abbiamo il dovere di fare luce «non solo sui giornalisti minacciati, ma anche sui cittadini che si ribellano all’illegalità», ha aggiunto il presidente Giuseppe Giulietti. «Quando c’è in gioco l’incolumità di giornalisti e operatori, ora, finalmente, gli enti di categoria rispondono compatti. La libertà di stampa si difende sempre, senza distinzioni, perché così si difende il diritto dei cittadini ad essere informati», ha ribadito Giulietti rilanciando la ‘scorta mediatica’ ai colleghi, «perché chi aggredisce e minaccia, più delle condanne teme la luce che l’informazione porta nei covi del malaffare. Contro testate e bastoni, schieriamo penne e telecamere».
Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha ricordato che «siamo insieme, qui, adesso, come lo siamo stati in passato ovunque un cronista finiva nel mirino. E non solo quando il giornalista in questione era della Rai. In questo caso, visto che il collega aggredito è un giornalista Rai, credo che, se si dovesse arrivare ad un processo, anche all’Usigrai potrà essere riconosciuto il diritto di costituirsi parte civile».
E il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, dopo aver ricordato che «proprio ieri l’Ordine ha accettato l’invito del ministero dell’Interno a costituire un tavolo tecnico sui giornalisti minacciati», ha rilevato come sia «sempre importante tenere alta la ‘scorta mediatica’ su queste vicende» e ribadito la disponibilità dell’Odg a schierarsi insieme con gli altri organismi della categoria dalla ‘parte civile’ dei colleghi minacciati.
Ivano Maiorella, della Rete NoBavaglio, ha raccontato l’esperienza civica del movimento alla Romanina e osservato che «i giornalisti minacciati siamo tutti noi. Per questo è importante essere insieme ed essere sul territorio». Anna Del Freo, segretaria generale aggiunta vicaria della Fnsi, ha parlato della costituzione di parte civile nel processo in corso a Pavia per l’omicidio di Andrea Rocchelli. La presidente dell’Ordine del Lazio, Paola Spadari ha ricordato che «vive e lavora nel Lazio il 40 per cento dei giornalisti minacciati» e ammonito: «È in atto un attacco all’intero sistema-informazione. Questa è una battaglia da combattere, e vincere, tutti insieme perché in gioco c’è il diritto dei cittadini ad essere informati».
L’avvocato Francesco Paolo Sisto ha riassunto la «vittoria di tutta la categoria» rappresentata dalla decisione del tribunale di Siracusa di riconoscere colpevole di «tentata violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso» uno degli aggressori di Paolo Borrometi.
Roberto Ginex, segretario dell’Associazione Siciliana della Stampa ha ricordato il caso del collega Leandro Salvia, allontanato dal consiglio comunale di San Cipirello durante i lavori dell’assise, e anticipato che il sindacato regionale incontrerà il prefetto di Palermo per informarlo dell’accaduto.
Claudio Silvestri ha raccontato della recente decisione del capo della Procura di Napoli di procedere d’ufficio nel caso delle intimidazione al giornalista Carlo Alvino: «Qualcosa è cambiato nella approccio delle istituzione al fenomeno delle minacce ai cronisti. Il lavoro inizia a dare frutti. Non ci dobbiamo fermare», ha detto.
Anna Scalfati, della rete Giulia Giornaliste, ha ricordato che spesso «è difficile illuminare alcuni territori, come accade in provincia di Latina». La professoressa Maria Arena ha annunciato che domenica 22 luglio a Ostia sarà presentata «l’associazione di cittadine e cittadini ‘Noi’, nata per fare da ‘scorta civica’ a Federica Angeli» e ha anticipato che il direttivo consegnerà alla Fnsi la tessera dell’Associazione.
Di resistenza nel contrasto alle mafie ha parlato Marco Genovese di Libera, che ha ringraziato i giornalisti per il loro lavoro nei territori e ricordato che «proprio per questo lavoro i cronisti sono attaccati e insultati da chi teme la libera informazione». Di connivenza tra la mafia e certa politica ha parlato la giornalista de La7 Silvia Resta, «una complicità da svelare ed estirpare, da denunciare con ancora più forza oggi che si ricorda l’anniversario della strage di via D’Amelio», ha auspicato.
Spazio quindi alle testimonianze di Piergiorgio Giacovazzo, Floriana Bulfon e Federica Angeli. «Non dobbiamo girare con la scorta, perché sarebbe una sconfitta. Quei luoghi dove siamo stati aggrediti sono suolo pubblico. Tutti i giornalisti e tutti i cittadini devono potervisi recare liberamente», ha detto il giornalista del Tg2, che ha anche ricordato i nomi degli operatori della troupe a cui sono state danneggiate, nel tentativo di sottrarle, le apparecchiature: Alessandro Balsamino e Matteo Ceccoro.
«Il problema è che alcuni territori di Roma, come il quartiere della Romanina, sono abbandonati. Quando quelle persone hanno visto gli ultimi carabinieri andare via, hanno fatto volare bastoni e scope contro di noi. Si sentono forti e impuniti, serve resistenza: una resistenza corale, presente sui territori, che parta dalla scuola», ha aggiunto la giornalista dell’Espresso.
«Quando fui aggredita ad Ostia – ha concluso Federica Angeli – gli Spada si sentivano autorizzati a chiedermi di cancellare le registrazioni perché mi ero permessa di entrare nel loro territorio e, quindi, da quel momento la telecamera era diventato roba loro. Io stessa avrei dovuto sottostare alla loro prepotenza. Accadeva cinque anni fa, oggi le persone che prima avevano paura ad uscire di casa stanno iniziando a reagire».