Giornalisti minacciati 15 novembre 2018
Da oggi, 15 novembre, sui giornali italiani sarà pubblicata una pagina in cui è riportato l’articolo 21 della Costituzione italiana in materia di libertà di stampa. «L’articolo 21 della Costituzione è uno dei pilastri della democrazia italiana. Nel momento in cui l’informazione finisce nel mirino di esponenti di forze politiche di governo, con insulti ai giornalisti, minacce e annunci di pseudo-riforme dal chiaro sapore ritorsivo nei confronti di lavoratori e aziende, richiamarsi insieme ai valori della nostra Carta è un atto dovuto», afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
Fieg e Fnsi hanno condiviso l’iniziativa di pubblicare sui quotidiani l’articolo 21 della Costituzione. «Ferma restando la normale dialettica tra le parti sociali – prosegue Lorusso –, l’esigenza di salvaguardare un’informazione libera e pluralista, come ha ricordato più volte il presidente Mattarella, è il presupposto per la sopravvivenza del sistema democratico. È un’iniziativa non usuale perché il momento è delicato. Come già avvenuto l’estate scorsa negli Stati Uniti, quando 320 quotidiani hanno pubblicato nella stessa giornata articoli di presa di distanze dagli attacchi del presidente Trump alla stampa, bisogna reagire insieme. I giornalisti, come tutti, possono sbagliare, ma l’informazione, tutta l’informazione, è essenziale per il diritto dell’opinione pubblica ad essere informata. Nonostante le difficoltà, la stampa italiana non intende abdicare al proprio ruolo. Se ne faccia una ragione chi, come il vicepremier Luigi Di Maio, prova adesso a cavalcare il problema dei giornalisti precari, dimenticando di essere stato lui, insieme con il suo ministero, ad opporsi all’approvazione di una norma, proposta da alcuni parlamentari della minoranza, che andava nella direzione del contrasto al lavoro precario».
Lo stesso discorso, conclude il segretario della Fnsi, «vale per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che agita la riforma dell’editoria come un manganello contro giornalisti ed editori, ignorando tutte le proposte già presentate che potrebbero rappresentare il punto di partenza per discutere seriamente del riordino e del rilancio del settore e del mercato del lavoro».