Giornalisti minacciati 6 dicembre 2018
I fondi per l’editoria saranno gradualmente tagliati a partire dal 2019 per arrivare all’azzeramento nel 2022. Ad annunciarlo sono prima il sottosegretario Crimi, nel salernitano per la consegna di un premio giornalistico, e poi il vicepremier Di Maio, al termine del vertice di governo sulla manovra. «Faremo un taglio graduale all’editoria, nostra grande battaglia. Si farà un primo taglio del 25% nel 2019 di fondi per l’editoria, il 50% nel 2020 e il 75% nel 2021. Fino a che nel 2022 non ci saranno più fondi per l’editoria, in modo tale che tutti i giornali possano stare sul mercato e non godere più di concorrenza sleale da alcuni giornali che prendono invece soldi pubblici», dice il ministro, anticipando che l’emendamento sarà presentato in Senato.
«Il trionfalismo con cui il vicepremier Luigi Di Maio e il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, annunciano il taglio del fondo per il pluralismo sono l’ennesima conferma della volontà del Movimento 5 Stelle di colpire l’informazione. Di Maio e Crimi hanno gettato la maschera: vogliono ridurre le voci, indebolire il pluralismo, nell’illusione di cancellare le voci critiche e manipolare il consenso dei cittadini», commentano Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei giornalisti.
«L’unico risultato di questa operazione – proseguono – sarà la chiusura di alcuni giornali e la perdita di numerosi posti di lavoro. In questo scenario diventa sempre più chiara la portata strumentale e propagandistica del tentativo del vicepremier Di Maio di discutere di lavoro precario con Fnsi e Ordine. Non si può discutere di lotta al precariato con chi, con i suoi provvedimenti, creerà altri precari».
Una ragione in più, concludono i rappresentanti dei giornalisti italiani, «per rispondere alla convocazione del ministro con un’assemblea davanti alla sede del Mise, lunedì prossimo, 10 dicembre, a partire dalle 11».