Vertenze 1 febbraio 2019
L’editore della Città di Salerno a conclusione del Contratto di solidarietà ha annunciato quattro licenziamenti su un organico di 13 giornalisti. Una decisione assurda che condannerebbe definitivamente il giornale che, attualmente, nonostante un organico di pochi redattori, riesce ad ottenere vendite che lo collocano al secondo posto in Campania. I lavoratori hanno affrontato grandi sacrifici, prima con un accordo aziendale che ha ridotto gli stipendi, poi con un contratto di solidarietà. In meno di due anni è la terza volta in cui si minacciano licenziamenti. L’unico problema vero è che, dall’acquisto della testata, non c’è mai stato un piano industriale reale per il rilancio del giornale. Il Sindacato dei giornalisti sarà al fianco dei colleghi in ogni sede, si opporrà in ogni modo a questa scellerata decisione e invita l’editore a tornare al tavolo delle trattative che senza alcun motivo decifrabile ha abbandonato.
il comunicato del CDR
Nello stesso giorno in cui applica un ulteriore aumento al prezzo di copertina (portandolo a un importo superiore a quello del principale concorrente), la Edizioni Salernitane srl annuncia un piano di quattro licenziamenti che è l’ultimo atto di un progetto preordinato volto allo smantellamento dell’attuale redazione composta da tredici giornalisti. Il Comitato di redazione esprime parere contrario a ogni ipotesi di licenziamento e ribadisce che i tagli avviati con il documento aziendale non trovano alcun fondamento nei dati contabili della Edizioni salernitane (come emerge dal saldo attivo dell’ultimo conto di esercizio depositato in Camera di commercio) e che negli ultimi due anni i giornalisti hanno acconsentito a enormi sacrifici economici che hanno permesso all’azienda cospicui risparmi sul costo del personale. A fronte di ciò l’azienda ha invece continuato ad avere atteggiamenti dubbi, drenando risorse in favore di progetti editoriali riferibili ad altre sigle societarie.
È quindi evidente come i licenziamenti annunciati ieri siano frutto di un progetto precostituito, avviato già nel 2017 con la cessione della testata a una società fiduciaria (con proprietà schermata) e culminato ora con la stesura di quella “black list” che il precedente direttore responsabile, nel suo editoriale di saluto, ha spiegato di avere reiteratamente rifiutato di stilare. Un’azienda che, al contrario, volesse ancora sostenere di avere come obiettivo il mantenimento del prodotto “la Città” ha il dovere di tornare al tavolo delle trattative sindacali (così come già chiesto anche dagli organismi di categoria), tavolo che ha abbandonato, in maniera unilaterale e immotivata, prima ancora che si iniziasse a discutere di qualsiasi ipotesi di riorganizzazione.