Vita associativa 18 luglio 2019
«È paradossale che il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, addebiti all’Inpgi la presenza nel Cda dell’Istituto di due esponenti di nomina governativa, espressione del precedente esecutivo. Se non si stesse parlando di questioni drammaticamente serie, sarebbe un passaggio esilarante, degno di una gag o di un numero di cabaret. Appare poi alquanto inverosimile che ci sia stato qualcuno all’interno degli enti della categoria dei giornalisti che possa aver promesso al sottosegretario di risolvere la questione. In questo caso, infatti, si sarebbe di fronte ad uno spettacolo folkloristico». Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«Se il sottosegretario Crimi – prosegue – vuole sostituire i due consiglieri di amministrazione dell’Inpgi di nomina governativa può farlo liberamente perché rientra nelle prerogative del governo. Se l’operazione non gli riesce, farebbe bene a prendersela con se stesso, senza tirare in ballo l’Inpgi che, al contrario di quanto afferma il sottosegretario, nulla ha mai chiesto a lui che invece, come dimostrano atti e dichiarazioni ripetute, ha messo da tempo nel mirino l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, insieme con tutta la professione, perché si illude di colpire l’informazione e di cancellare il pluralismo».
«L’editoria – conclude Lorusso – ha bisogno di un processo di rilancio che deve passare attraverso un confronto serio e responsabile e non può non coinvolgere il governo. La Federazione nazionale della Stampa italiana porterà il proprio contributo al tavolo su lavoro e previdenza, di cui il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha annunciato la convocazione per i prossimi giorni, nella certezza che il confronto avverrà con personalità dotate di professionalità e competenze».
Ecco cosa aveva detto Crimi
“Prendo atto delle grandi manovre che si stanno facendo su Inpgi. La cassa previdenziale dei giornalisti continua a richiedere un intervento da parte del nostro Governo, ma nei fatti ci viene impedito di essere presenti nel suo Cda: i rappresentanti nominati da Renzi, quindi dal Pd, non mollano la poltrona. Antonio Funiciello, già portavoce di Luca Lotti – quello che intrallazzava a telefono per le nomine dei magistrati – e già capo staff di Gentiloni, è un prodotto del poltronificio Pd che oggi vive a spese dei giornalisti e delle loro pensioni”. Lo sostiene Vito Crimi sottosegretario con delega all’Editoria, accusando il consiglio dell’Inpgi di “impedire” al Governo la partecipazione alla riorganizzazione dell’ente.
“Oggi lasciano esponenti del Pd a “vigilare” (eufemismo) sulla cassa autonoma, ma poi pretendono che sia questo Governo a dover risolvere i problemi creati da loro. Anche il presidente dell’OdG aveva preso l’impegno di risolvere questo impasse, ma nulla si è successo”, continua Crimi. “È ovvio che i nominati del precedente governo possono rimanere in carica fino alla scadenza del mandato, aprile 2020, ma Inpgi poi non si lamenti se è vittima dei suoi stessi sistemi”. “Il Governo, conclude Crimi, è pronto ad intervenire, ma deve avere una sua rappresentanza all’interno della cassa previdenziale per svolgere le funzioni di controllo e vigilanza che gli competono e per agire concretamente”.