Vita associativa 10 dicembre 2019
«Lo sforzo del governo di dare segnali al settore dell’editoria è apprezzabile, ma dalla lettura degli emendamenti alla legge di bilancio finora presentati emerge chiaramente il tentativo di imporre un’impostazione inaccettabile, la stessa che il Movimento 5 Stelle ha portato avanti nel primo governo Conte, tesa a indebolire l’informazione professionale e a cancellare gli istituti della categoria, a cominciare dall’Inpgi». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, commentando i provvedimenti in discussione in vista del voto in aula entro la fine della settimana.
«Vanno in questa direzione – osserva – la previsione di nuove uscite anticipate dal mondo del lavoro, a prescindere dalla messa in sicurezza dei conti dell’Inpgi attraverso l’allargamento della platea degli iscritti, finora soltanto annunciato, e la possibilità che si vorrebbe concedere alle aziende editoriali di sostituire i giornalisti che vanno in pensionamento anticipato con non giornalisti sedicenti esperti di non si sa bene che cosa. È il disegno che il precedente sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, aveva tentato di realizzare attraverso la farsa dei finti Stati generali e che il suo successore, Andrea Martella, al quale va riconosciuta una grande disponibilità all’ascolto e sensibilità ai problemi del settore, sta cercando di ribaltare prevedendo anche una norma per l’assunzione di giornalisti precari».
Per il segretario Fnsi, «è auspicabile che, in sede di esame e di discussione, i gruppi parlamentari facciano prevalere le ragioni del lavoro professionale e respingano il tentativo di indebolire l’informazione e di umiliare una categoria di professionisti. È altresì auspicabile che si metta definitivamente in sicurezza l’Inpgi, l’Istituto previdenziale dei giornalisti italiani, presidio indispensabile per l’autonomia e l’indipendenza della professione, la cui situazione finanziaria è il risultato di decine di stati di crisi e piani di ristrutturazione messi in atto dalle aziende soprattutto nel corso dell’ultimo decennio con gli incentivi dei governi che si sono susseguiti».
Il lavoro regolare e la lotta al precariato, aggiunge Lorusso, «devono tornare al centro dell’agenda politica così come deve essere combattuto il fenomeno dei pensionati che lavorano nelle redazioni. Non è accettabile che in queste ore ci sia qualcuno che sta lavorando nell’ombra perché sia cancellata la norma, già prevista nelle legge 416/81 e ribadita nell’emendamento messo a punto dal sottosegretario all’Editoria, che impedisce a chi accede al pensionamento anticipato di stipulare contratti di collaborazione con la stessa testata e con le testate dello stesso gruppo. Chi sceglie il pensionamento anticipato – conclude – è giusto che si goda la pensione e non precluda spazi a chi, giovani e meno giovani, ha tutto il diritto di entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale, ossia con un contratto e una posizione previdenziale regolari».