Vita associativa 17 dicembre 2019
«La Giunta Esecutiva della Fnsi, riunita oggi a Roma, approva la relazione del segretario generale Raffaele Lorusso. Considera inaccettabile la decisione del Governo, nella manovra di bilancio 2020, di permettere altre uscite anticipate dal mondo del lavoro senza la contestuale messa in sicurezza del bilancio dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani attraverso l’allargamento della platea degli iscritti a professioni affini a quella giornalistica». È quanto si legge in un documento approvato dalla Giunta Esecutiva della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«La convocazione straordinaria del Consiglio Nazionale della Fnsi, domani, alle ore 9.30, in piazza della Rotonda – prosegue la Giunta –, è necessaria per portare all’attenzione dell’opinione pubblica l’attacco all’informazione e alla professione giornalistica messa in atto anche attraverso l’attacco all’autonomia dell’Inpgi. La situazione di bilancio dell’Inpgi è il risultato di un decennio di uscite anticipate dal mondo del lavoro, volute dagli editori e sostenute dai Governi. È grave che i Governi continuino a utilizzare denaro pubblico per sostenere le uscite dal mondo del lavoro, senza mai affrontare i temi del contrasto al precariato e del lavoro regolare, come dimostra la sistematica bocciatura degli emendamenti diretti a rendere più difficile lo sfruttamento dei giornalisti giovani e meno giovani. La Fnsi continuerà a mettere in campo ogni azione di mobilitazione, fino alla proclamazione immediata dello sciopero generale, per impedire l’indebolimento della professione attraverso la distruzione dell’Inpgi».
Salvare l’Inpgi per salvare la professione giornalistica, il 18 dicembre sit-in a Roma
Salvare l’Inpgi per salvare la professione giornalistica. La Federazione nazionale della Stampa italiana organizza un sit-in mercoledì 18 dicembre, alle 9.30, in piazza della Rotonda (Pantheon), a Roma. Il Consiglio nazionale della Fnsi, convocato per la mattinata, comincerà i propri lavori in piazza per denunciare il tentativo di colpire l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani per colpire l’autonomia della professione. L’iniziativa è aperta a tutti, giornalisti e associazioni che hanno a cuore la libertà di informazione e il diritto dei cittadini ad essere informati.
«Dal governo – rileva il sindacato – continuano ad arrivare risposte insoddisfacenti sulla messa in sicurezza dell’Istituto. Nella manovra di bilancio che sta prendendo forma, l’esecutivo ha trovato le risorse per consentire alle aziende di innescare una nuova ondata di uscite anticipate di giornalisti dal mondo del lavoro, ma non ha dato risposte né sulla messa in sicurezza dell’Inpgi, il cui disavanzo è dovuto unicamente ad un decennio di pensionamenti anticipati ripetuti, né per adottare norme, che peraltro non avrebbero alcun impatto sui conti pubblici, per contrastare il lavoro irregolare e il precariato nel settore dell’informazione».
Alla mobilitazione hanno aderito, fra gli altri, anche l’Ordine dei giornalisti del Lazio, l’Usigrai, l’Unione nazionale giornalisti pensionati, Puntoeacapo, l’Ucsi, l’associazione Carta di Roma e Articolo21. Ecco di seguito cosa scrive l’associazione presieduta da Paolo Borrometi e, a seguire, l’adesione di Puntoeacapo.
Salvare l’Inpgi in difesa dell’informazione libera: Articolo 21 ci sarà!
Mercoledì 18 dicembre, Articolo 21 sarà al fianco della Fnsi nel sit-in convocato per ‘salvare l’Inpgi per salvare la professione giornalistica’. Il direttivo di Articolo 21 si riunirà alle 9.30 in piazza della Rotonda, davanti al Pantheon: le misure inserite nella manovra per consentire agli editori ulteriori uscite anticipate di giornalisti nelle redazioni, colpiscono direttamente l’Ente previdenziale della categoria, che, lo ricordiamo, si è fatto carico negli ultimi anni degli ammortizzatori sociali per centinaia e centinaia di colleghi prepensionati o addirittura licenziati! Così l’Inpgi rischia il commissariamento, apripista per commissariare la stessa professione, come da tempo certi ambienti politici stanno cercando di fare. Chiunque creda nell’informazione libera e la consideri un diritto di cittadinanza, è invitato a raggiungerci: ridurre per l’ennesima volta i giornalisti nelle testate significa abbassare ancora la qualità, favorire le fake news, aumentare precariato, sfruttamento e ricattabilità dei cronisti, chiamati ‘freelance’ ma in realtà schiavizzati in cambio di pochi euro a pezzo. In pratica, lo ribadiamo più chiaramente, indebolire fino al commissariamento l’inpgi significa sferrare un altro attacco all’autonomia della nostra professione e alla tenuta della democrazia di questo paese.
Inpgi, Puntoeacapo in piazza. Appello al presidente della Repubblica
Salvaguardare un patrimonio di tutti i giornalisti. È con questo spirito che Puntoeacapo aderisce al sit-in in programma mercoledì 18 dicembre dalle ore 9,30 in piazza del Pantheon in difesa dell’Inpgi. La manifestazione, indetta dalla Fnsi, è aperta a quel mondo di associazioni a difesa della professione giornalistica di cui Puntoeacapo fa parte da quasi venti anni.
Riteniamo che esista il dovere preciso di difendere un bene comune, al di là delle appartenenze e soprattutto delle precise responsabilità storiche e politiche di quanti si ritroveranno in piazza con noi e che in passato hanno posto in essere i presupposti per il default previdenziale del nostro istituto di previdenza.
Siamo in una fase in cui provvedimenti di un governo annunciato come amico, o almeno come non nemico del welfare giornalistico, mettono in ginocchio la professione.
«Puntoeacapo ritiene opportuno», afferma il portavoce Carlo Chianura, «rivolgere oggi un appello al presidente della Repubblica per un intervento concreto che tuteli insieme al welfare dei giornalisti un duplice aspetto fondamentale della vita democratica del Paese: il diritto-dovere dei giornalisti a informare e a svolgere la professione senza essere sottoposti a un ricatto economico-previdenziale. E insieme il diritto dei cittadini a essere informati correttamente, fondamento della vita democratica di un paese civile».