Vertenze 28 aprile 2020
Migliaia di copie pirata di riviste, giornali e libri venivano diffuse illecitamente attraverso canali Telegram provocando un danno all’editoria di 670mila euro al giorno, corrispondenti a circa 250 milioni di euro all’anno. È la stima della Procura di Bari che oggi ha disposto l’oscuramento di 19 di questi canali, che avevano 580mila utenti iscritti, «in aumento nel periodo di diffusione del virus Covid-19, e con un incremento dell’88% delle testate diffuse illecitamente».
I titolari dei canali incriminati non sono identificabili, perché la società Telegram LLC che gestisce l’applicazione con sede a Dubai è «nota per proteggere i dati e la privacy degli utenti», ma la Procura di Bari ha disposto la notifica di un sequestro preventivo di urgenza nei confronti degli indirizzi mail «dei rappresentanti legali della società che gestisce Telegram» perché «inibiscano immediatamente l’accesso ai canali ovvero rimuovano i file».
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, suscita «il più convinto apprezzamento» di Fieg e Fnsi per «una misura finalmente concreta ed efficace di contrasto alla pirateria digitale: se, infatti, la piattaforma non collaborerà fattivamente, si andrà al blocco dell’accesso da parte dei provider italiani a Telegram».
Nei giorni scorsi le azioni di contrasto alla pirateria digitale avevano già portato a un primo parziale blocco dei canali incriminati da parte di Agcom. «Come rilevato ad istruttoria ancora in corso, i canali segnalati avevano tuttavia provveduto a cambiare nome e a riprendere gran parte delle loro attività illecite. È di tutta evidenza, quindi, anche sulla scorta delle stesse indicazioni dell’Autorità, come sia necessaria una tempestiva riforma della normativa che attribuisca specifici poteri di intervento all’Agcom», rilevano Federazione italiana editori giornali e della Federazione nazionale della Stampa italiana, che «apprendono con soddisfazione – si legge in una nota congiunta – che magistratura e forze di polizia giudiziaria hanno riconosciuto la fondatezza e la gravità del fenomeno segnalato, con una iniziativa senza precedenti per la quale si ringrazia il procuratore Roberto Rossi e i Nuclei speciali della Guardia di Finanza: Nucleo Polizia economica finanziaria di Bari, Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e Nucleo Speciale Beni e Servizi».
Fieg e Fnsi, infine, tornano a chiedere che, alle iniziative di contrasto della pirateria digitale, si accompagni un’azione decisa da parte di governo e parlamento per recepire in tempi brevi la direttiva europea sul diritto d’autore nell’ordinamento italiano, analogamente a quanto già avvenuto in altri Paesi dove il confronto con le piattaforme digitali è a uno stadio molto più avanzato. «Si tratta – osservano – di un passaggio imprescindibile per tutelare gli investimenti delle aziende editoriali e difendere il lavoro dei giornalisti».
Le indagini della Procura di Bari hanno accertato che «sulla app Telegram, scaricabile da chiunque senza alcun costo su smartphone, tablet e pc, sono presenti diversi canali che mettono a disposizione degli iscritti, in tempo reale, gratuitamente o pagando pochi euro al mese, quotidiani, settimanali, mensili, riviste periodiche, in formato digitale, normalmente disponibili soltanto dietro il pagamento di un corrispettivo». Gli utenti, ignoti, si «univano» ai canali avendo così accesso ai file, in cambio della «cessione dei dati personali a fine pubblicitario». I reati ipotizzati sono riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore.