Vertenze 17 novembre 2020
«È sconcertante la reazione del direttore del Sole 24 Ore ad un comunicato in cui il Comitato di redazione ha legittimamente preso le distanze da contenuti spacciati per giornalistici, ma riconducibili alla proprietà della testata senza alcuna forma di mediazione giornalistica. Non è il Comitato di redazione, al quale va la solidarietà del sindacato dei giornalisti, che dovrebbe provare vergogna. In questa vicenda sono altri che dovrebbero non solo vergognarsi, ma anche porsi anche qualche domanda». Così la Federazione nazionale della Stampa italiana dopo la risposta del direttore, Fabio Tamburini, che alla nota del Cdr ribatte: «Chi mi conosce sa che i firmatari del comunicato dovrebbero provare qualche vergogna».
Per il sindacato dei giornalisti, «consentire alle proprietà di utilizzare i giornali a proprio piacimento, bypassando le professionalità delle redazioni, fenomeno sempre più diffuso nell’editoria italiana, significa non soltanto abdicare al ruolo assegnato ai direttori, che fino a prova contraria sono ancora giornalisti, ma anche e soprattutto infliggere un colpo mortale all’autonomia e all’indipendenza dei corpi redazionali. Con quali risultati in termini di autorevolezza e credibilità dell’informazione nel suo complesso di fronte dell’opinione pubblica – conclude la Fnsi – è purtroppo ormai da tempo sotto gli occhi di tutti».
Sulla vicenda interviene anche l’Associazione Lombarda dei Giornalisti che, in una nota, esprime solidarietà al Comitato di redazione e a tutti i giornalisti del Sole 24 Ore, assicurando di essere al loro fianco in qualsiasi iniziativa volessero mettere in campo. «Rivendicare il ruolo e l’autonomia di una redazione – rileva il sindacato regionale – è uno dei compiti prioritari di un Comitato di redazione. A tutela dei giornalisti e dell’indipendenza stessa della testata che, in altro modo, rischiano di perdere di credibilità agli occhi di coloro i quali dovrebbero essere i veri padroni di ogni giornale: i lettori. Ha fatto bene, quindi, il Cdr de Il Sole 24 Ore a denunciare sull’edizione di oggi del primo quotidiano economico d’Italia (il cui azionista di maggioranza è la Confindustria) la presenza invasiva e peraltro reiterata, dei vertici confindustriali che firmano pezzi e pagine sulle colonne del giornale. Assurda e inaccettabile, invece, la replica del direttore in calce al comunicato, secondo la quale sono i “firmatari”, cioè il Cdr e di conseguenza i giornalisti da loro rappresentati, a “dover provare qualche vergogna”: la vergogna dovrebbe averla chi, a fronte di fatti e situazioni denunciate, non ha contenuti e motivazioni da opporre e in vero stile padronale è capace solo di lanciare un attacco diretto al sindacato».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato del Comitato di redazione del Sole 24 Ore pubblicato sul sito web e sull’edizione di domenica 15 novembre 2020 del quotidiano.
COMUNICATO SINDACALE
Il Sole 24 Ore di oggi ospita uno speciale di quattro pagine dal titolo «Il coraggio del futuro», che contiene cinque articoli a firma di alti esponenti di Confindustria.
Si tratta della seconda di due puntate (la prima è di domenica scorsa), con una struttura praticamente identica, annunciate con un intervento del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi sul quotidiano del 5 novembre. In totale, fanno otto pagine e undici articoli firmati dal nostro editore nel giro di pochi giorni.
È un record per noi, ma non un fenomeno isolato in queste settimane, perché da inizio mese a oggi il quotidiano ha ospitato 25 tra interviste e interventi di alti esponenti di Confindustria. Nei giorni scorsi abbiamo espresso al direttore tutta la nostra contrarietà a un’iniziativa di questo tipo e, più in generale, a quella che consideriamo una deriva pericolosa. Le ragioni sono di ordine organizzativo, perché ci lascia più che perplessi la scelta di appaltare parte rilevante del quotidiano a interventi esterni, escludendo oltretutto i giornalisti dalla sua realizzazione.
Ma la ragione più rilevante è di merito. Da sempre siamo contrari alla scelta di ridurre il giornale a un house organ, sul quale i contenuti scelti dal nostro editore vengono inseriti in quantità smodata, senza filtro e senza mediazione dei giornalisti.
Siamo ben consapevoli di avere un editore ingombrante, con il quale non è semplice fare i conti. Proprio per questo riteniamo che l’autonomia della redazione e del lavoro di ciascuno di noi va prima rigorosamente affermata, poi puntigliosamente difesa. Dal nostro punto di vista, allora, iniziative come quella di oggi rischiano solo di fare aumentare il disincanto dei lettori, giustamente poco interessati alla lettura di un bollettino confindustriale, e di svalutare la nostra testata, la cui autorevolezza è per noi (ma così dovrebbe essere anche per l’editore) il patrimonio più importante da difendere.
Continueremo a vigilare su quanto avverrà in futuro, sperando che i limiti della decenza non vengano più superati.
Il Cdr