Vita associativa 18 luglio 2015
Spetta all’Inps, e non all’Inpgi, pagare il Tfr non versato al fondo di previdenza complementare dei giornalisti in caso di fallimento di un’azienda editoriale. Ne dà notizia una circolare della Fnsi diffusa dopo aver chiarito i passaggi della questione con i due enti di previdenza.
“Quando una azienda fallisce e non ha versato il Tfr spettante a ciascun lavoratore dipendente – specifica la circolare – subentra uno speciale fondo di garanzia che provvede ad erogare al lavoratore le quote di Tfr maturate e non percepite. Il fondo di garanzia è gestito dall’Inps per tutti i lavoratori e dall’Inpgi per i giornalisti”, fin qui tutto pacifico.
Nel corso degli anni, però, si è posto il problema della garanzia delle quote di Tfr che i lavoratori destinano alla pensione complementare. In caso di fallimento di un’azienda subentra infatti un diverso fondo di garanzia gestito dall’Inps: in questo caso l’Inpgi non sostituisce l’Inps.
“Di conseguenza, quando un’azienda fallisce e non ha erogato ai suoi dipendenti il Tfr – prosegue la circolare della Fnsi – il giornalista interessato deve rivolgersi all’Inpgi per ottenere la quota di Tfr mantenuta in azienda e all’Inps per ottenere la quota di Tfr destinata alla pensione complementare”.
È pero successo che giornalisti iscritti al Fondo di pensione complementare di categoria, rivolgendosi alla sede provinciale dell’Inps per ottenere l’accreditamento al fondo delle quote di Tfr destinate alla previdenza complementare, si sono sentiti rispondere che la competenza è dell’Inpgi. Da qui la necessità di chiarimenti.
“Tutti questi casi – recita ancora la circolare – quando sono stati segnalati al Fondo di pensione complementare, sono stati comunicati alla direzione generale dell’Inps che è intervenuto sulle proprie strutture periferiche per chiarire che la competenza all’accreditamento delle quote di Tfr destinate alla pensione complementare spetta, anche per i giornalisti, all’Inps e non all’Inpgi”.
E del resto l’Inps ha di recente ribadito all’Inpgi di non ha mai posto dubbi o riserve circa competenze e operatività in materia. Ad ogni modo, i giornalisti che dovessero trovarsi in difficoltà possono, tramite l’Associazione regionale di stampa, segnalare l’anomalia al Fondo di pensione complementare, che provvederà a sua volta a comunicare il disguido all’apposito ufficio della direzione centrale dell’Inps.