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Vertenze 23 aprile 2018

Cambio sede il Mattino, dall’amministratore delegato parole inaccettabili: pronti allo sciopero

Foto di Sergio Siano

 

«Piena solidarietà ai colleghi del Mattino di Napoli, in stato di agitazione per la decisione dell’azienda di dismettere la storica sede della redazione, in via Chiatamone. Non siamo di fronte ad una mera disputa di natura logistica né si può liquidare la reazione dei giornalisti come l’atteggiamento di chi vuole il posto di lavoro sotto casa. La scelta della sede di una redazione deve rispondere ad esigenze funzionali e produttive, avendo ben presenti il ruolo di un giornale e il suo rapporto con il territorio. Per questo è auspicabile che l’azienda rinunci a calare decisioni dall’alto e accetti il confronto con i giornalisti, la cui uniche preoccupazioni sono la qualità dell’informazione e il futuro del giornale». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI

Il comunicato del CDR

La redazione de «Il Mattino» in stato di agitazione, come deciso all’unanimità dall’assemblea all’indomani della comunicazione al Cdr della decisione di trasferire la sede del quotidiano al Centro direzionale da quella storica di via Chiatamone, apprende dalle agenzie che la sua reazione sarebbe stata «abbastanza fuori misura» e dettata da «lamentazione ed eccessiva affezione al posto di lavoro». Parole dell’amministratore delegato della Caltagirone Editore Albino Majore che parla anche di «bizzarra coincidenza» con una articolo in prima pagina sulla «predisposizione italiana e in particolar modo meridionale ad avere il lavoro sotto casa».
La redazione, reduce dal forte «dimagrimento» dei prepensionamenti, ha ribadito appena ieri notte che cosa significhi per essa «affezione al posto di lavoro», ovvero dedizione estrema al proprio lavoro e non luogo di lavoro, in modo da portare in edicola un prodotto frutto di sacrifici e duro impegno sino a notte inoltrata. Abbandonare una sede storica come quella di via Chiatamone, entrata nella letteratura anche cinematografica, non può essere considerato un semplice trasloco. Nè si può negare la minore centralità geografica e culturale del centro direzionale, in cui la stragrande maggioranza di uffici chiude alle 18, lasciando la zona deserta.
La questione principale che il Cdr, su mandato unamime dell’assemblea, ha posto all’azienda è anzitutto quella della sicurezza per i giornalisti che andranno via dalla torre in orari ben diversi da quelli degli altri uffici. Per questo avevamo richiesto di compiere un primo sopralluogo con i responsabili dell’azienda, per questo, ricevutone un diniego, la redazione compirà il primo sopralluogo ufficiale nella sera/notte del 25 aprile.
Questo per continuare ad avere reazioni «misurate» alla questione, consapevoli dello stato delle cose, dei risparmi economici necessari, ma non ancora della praticabilità e della sicurezza della situazione.
In attesa di approfondire tutto quanto e di aprire le trattative specifiche con l’azienda, il Cdr ribadisce lo stato di agitazione e dichiara, su mandato unanime dell’assemblea, un pacchetto di tre giorni di sciopero.

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