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Giornalisti minacciati 11 aprile 2020

Carcere per i giornalisti, Verna pensa solo alle passerelle

Forse il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna ha scambiato la Corte Costituzionale per una vecchia Pretura, invocando udienze in streaming (una consuetudine per la Consulta) e “processi” pubblici. Gli ricordiamo un paio di cose, visto che paventa inesistenti primogeniture e iniziative sul carcere per i giornalisti e la libertà di stampa.
La prima è che, rivolgendosi al presidente Conte, confonde l’interlocuzione politica con il Governo, per cancellare dall’Ordinamento il carcere per i giornalisti, con il ricorso alla Corte Costituzionale. Le due cose non possono essere messe insieme, visto che la separazione dei poteri è un fondamento dello Stato. E la funzione della Corte è quella di risolvere le controversie in essere «relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle Regioni».
È quindi la Corte Costituzionale, quale giudice delle leggi, e non certo la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in questa fase, l’interlocutore deputato a risolvere questa controversia.
Secondo, sempre chiedendo a Conte se condivide il carcere per i giornalisti dimostra di non conoscere le carte. L’intervento dell’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non è stato affatto incentrato sul merito della questione, ossia la legittimità costituzionale della pena detentiva, bensì principalmente su questioni tecniche relative alla ammissibilità dell’ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale. Né pare accettabile, per il rispetto che è dovuto alla Corte Costituzionale e alla sua indipendenza dalla politica, l’aver paventato che la prospettazione della possibilità di adottare il rito camerale avrebbe in qualche modo compresso il diritto di difesa su una questione così importante. Il rispetto del principio del contraddittorio, infatti, nell’ambito della procedura camerale è, non di meno,  assicurato a ciascuna delle parti attraverso la possibilità di presentare puntualmente per iscritto, invece che oralmente, le proprie difese.
Noi abbiamo affrontato il problema su più piani, con atti concreti e in maniera determinata.
Se esiste, infatti, questo procedimento presso la Corte Costituzionale è perché il Sindacato unitario giornalisti della Campania, con il suo avvocato Giancarlo Visone, per primo ha sollevato l’eccezione di incostituzionalità presso il Tribunale di Salerno, nell’ambito di un processo penale che vede imputati il collega Pasquale Napolitano ed il direttore del “Roma” Antonio Sasso. E in questo processo il SUGC, in piena sintonia con la Fnsi, è parte in causa nella difesa dei colleghi.
Ancora. Le memorie, con le quali il contraddittorio è già perfezionato, sono state depositate mesi prima dell’intervento dell’Ordine dei Giornalisti e la questione è stata ampiamente sviscerata.
Nel merito della questione, infine, si tenga conto che, come chiarito più volte dalla Corte EDU,  già solo la semplice previsione astratta della sanzione detentiva esercita un effetto dissuasivo sull’esercizio dell’attività giornalistica e pertanto rappresenta una lesione per la libertà di stampa. È proprio per la consapevolezza dell’esistenza di questa spada di Damocle che pende ogni giorno sulle teste di tutti gli appartenenti alla categoria dei giornalisti, che il rivendicare come una vittoria la scelta di far slittare a data incerta la risoluzione di una questione tanto rilevante appare incomprensibile.
Purtroppo, pare che l’unica preoccupazione del presidente del Cnog non sia quella di ottenere una pronuncia in tempi brevi su una questione che si trascina da decenni, e che sta a cuore a tutta la categoria, ma soltanto quella di ritagliarsi qualche attimo di visibilitàe di attribuirsi meriti che non ha.

 

il comunicato è la risposta a questa agenzia di Carlo Verna, che replica, a sua volta, al nostro comunicato di ieri 10/04/2020

Giornalisti: Verna, Conte condivide che carcere è legittimo?
Solo Cnog si è opposto a udienza porte chiuse Suprema Corte

(ANSA) – ROMA, APR 11 – “Davvero il presidente Conte
condivide che il carcere ai giornalisti per diffamazione sia
legittimo, come ha scritto l’Avvocatura dello Stato nel
rappresentare la Presidenza del Consiglio davanti la Corte
Costituzionale nel giudizio di legittimità sul tema?” Lo chiede
Carlo Verna,  presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei
Giornalisti, in una nota nella quale motiva l’opposizione del
Cnog  all’udienza a porte chiuse presso la suprema Corte sul
tema del carcere ai giornalisti.
“Sono certo che il Premier impegnato nella lotta al
coronavirus nulla sappia – prosegue Verna -. E noi del Consiglio
Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti abbiamo bisogno del suo
tempo, che ora non può avere a disposizione, per dirgli del
nostro profondo  rammarico . E’ questa la ragione in più per la
quale ci siamo opposti all’idea, invece sostenuta dalla stessa
Avvocatura dello Stato, che si potesse fare a meno dell’udienza
pubblica. Peraltro sicuramente perdendo nella nebbia
dell’emergenza l ‘opportunità di un serio dibattito
sull’anacronistica sanzione edittale che affligge la libertà di
stampa”.
“Perciò l’Ordine dei giornalisti ha chiesto e ottenuto, per
la prima volta nella storia, la qualità di interventore –
sottolinea ancora Verna -. Chi sostiene disinvoltamente che si
potesse rinunciare su un tema così rilevante, per fare presto e
chissà in che modo, a uno dei cardini del processo in
democrazia, costituito dalla sua pubblicità, tutto ha a cuore
meno che la libertà di stampa. Come direbbe il commissario
Montalbano, splendido frutto della penna di Andrea Camilleri che
tanto ci manca, su questa vergogna del carcere c’è bisogno di
‘schiamazzo’. Lo potremo fare quando sarà possibile un’attività
normale anche invitando tutti a seguire la diretta streaming che
la Corte Costituzionale assicura delle pubbliche udienze. Solo
l’Ordine dunque contro il silenzio sul carcere ai giornalisti  e
un processo a porte chiuse.” (ANSA).

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