Giornalisti minacciati 21 maggio 2018
«La conferma da parte del Tribunale del Riesame di Catania del piano di attentato che la mafia stava organizzando ai danni del giornalista Paolo Borrometi desta ancora più preoccupazione e allarme, per l’incolumità del collega e per il clima di odio che nelle file della criminalità organizzata, e non solo, sta montando nei confronti di chi con il proprio lavoro tenta di illuminare le periferie dove si annida il malaffare». Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«La Federazione nazionale della Stampa italiana – proseguono – rinnova a Borrometi solidarietà e vicinanza e assicura al giornalista che l’attenzione e il sostegno del sindacato continueranno ad accompagnarlo nella sua battaglia per la legalità, dentro e fuori le aule di tribunale, fornendo al collega quella “scorta mediatica” necessaria a non farlo sentire solo, nonostante gli attacchi di chi vorrebbe diffamarlo, isolarlo e “imbavagliarlo”. Saremo con lui e con tutti gli altri colleghi quotidianamente minacciati perché vogliono fare i giornalisti e non rinunciano al dovere di assicurare ai cittadini il diritto ad essere informati».
A Paolo Borrometi e ai giornalisti italiani costretti a vivere sotto scorta per via del loro lavoro ha di recente dedicato un servizio anche il New York Times. «”Nessuno di noi vuole essere un eroe o un modello”», ha detto Borrometi in un’assemblea di studenti delle scuole superiori di Roma, il 2 maggio scorso. “Vogliamo solo fare il nostro lavoro e il nostro dovere, che è quello di raccontare storie”», ricorda la corrispondente dall’Italia del quotidiano americano.
Qui il link al servizio a firma della collega Gaia Pianigiani pubblicato dal New York Times.