Giornalisti minacciati 2 marzo 2023
I media stranieri in Cina hanno subito severi controlli anti-Covid, molestie diffuse e sorveglianza costante nel 2022, un anno in cui a quasi la metà dei giornalisti stranieri presenti nel Paese è stato ordinato di lasciare un posto o è stato negato l’accesso per motivi di salute e sicurezza, nonostante non presentassero «alcun rischio per la salute secondo gli standard cinesi»: è quanto emerge dal rapporto annuale curato dal Foreign Correspondents’ Club of China (Fccc) sulle condizioni e le difficoltà di lavoro. Il lavoro è basato su un sondaggio al quale hanno partecipato 102 dei 166 iscritti al Club della stampa estera, in rappresentanza di testate giornalistiche di 30 Paesi e regioni, ufficialmente non riconosciuto dalle autorità locali.
Una percentuale prossima alla metà ha affermato che i problemi con i «codici sanitari» degli smartphone ha reso impossibile qualsiasi viaggio nel corso dell’anno. Mentre quasi il 40% ha denunciato che almeno una delle fonti consultate su vari temi è stata oggetto di molestie, detenuta, interrogata o ha subito altre conseguenze negative a causa dei contatti avuti con i media stranieri, con il 45% del campione che ha segnalato pressioni ufficiali simili sui colleghi cinesi.
La Cina ha seguito fino a dicembre 2022 tra le restrizioni più severe al mondo negli sforzi per combattere la pandemia del Covid-19, limitando i viaggi all’interno e all’esterno del Paese e imponendo lunghe quarantene e regimi di test di massa per lungo tempo. «Una serie di restrizioni statali, la sorveglianza digitale in corso e le continue molestie nei confronti di colleghi e fonti cinesi significano che le sfide esistenti alla vera libertà di stampa in Cina rimangono» tutte aperte, si legge nel rapporto diffuso oggi. Le stringenti regole locali hanno di fatto scomparire ogni tipo di media cinesi indipendente, mentre i media statali sono pesantemente censurati e controllati.
Nell’indice sulla libertà dei media del 2022 di Reporter senza frontiere, la Cina si colloca al 175/mo posto su 180 Paesi monitorati.