Vita associativa 7 ottobre 2021
A conclusione della manifestazione in piazza Montecitorio, il Consiglio nazionale della Stampa italiana, riunito in seduta straordinaria, udita la relazione del segretario generale Raffaele Lorusso e gli interventi dei giornalisti, proclama lo stato di agitazione della categoria con assemblee e manifestazioni fino allo sciopero generale.
«L’informazione italiana è sotto attacco da più fronti. Ogni giorno – si legge nel documento approvato al termine dei lavori – il lavoro dei giornalisti viene offeso e calpestato da minacce e aggressioni da parte di criminali, squadristi e negazionisti di varia natura. Fatti salvi messaggi di solidarietà dettati dall’emozione del momento, la politica continua a non farsi carico dei problemi, lasciando che proposte di legge presentate per tutelare i cronisti e il settore restino bloccate in parlamento».
Fino ad oggi, incalza il Consiglio nazionale della Fnsi, «sono rimasti inascoltati i numerosi moniti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla necessità di difendere l’informazione in Italia. Mentre la presidente della Commissione europea annuncia una serie di misure volte in difesa di chi fa informazione e a sostegno del mondo dei media, il governo italiano, che si proclama europeista, non prende neanche in considerazione l’ipotesi di adottare misure analoghe per rafforzare il pluralismo dell’informazione, difendere i livelli occupazionali e contrastare il precariato dilagante».
Per contro, rilevano i consiglieri nazionali, «il governo ha messo nel mirino il welfare e la previdenza dei giornalisti preparandosi a commissariare l’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Situazione kafkiana quella dell’Inpgi, il cui disavanzo è il risultato dell’assenza assoluta di politiche volte a sostenere il mercato del lavoro e a difendere l’occupazione regolare. Dopo che governi di vario colore – prosegue il documento – hanno negli anni stanziato milioni di euro per bruciare i posti di lavoro attraverso i pensionamenti anticipati richiesti dalle aziende editoriali come unico rimedio alle crisi industriali, adesso si vuole commissariare l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. In questo modo, si pongono le premesse per un taglio delle pensioni attuali e di quelle future e per lo smantellamento di un sistema di welfare costruito nel corso degli anni. È un disegno da respingere con forza perché è il primo passo verso il commissariamento di una professione che trova il proprio fondamento nella Costituzione e che è essenziale per la tenuta delle istituzioni democratiche».
Per questa ragione, il Consiglio nazionale della Fnsi «dà mandato agli organismi dirigenti di promuovere ogni iniziativa di sensibilizzazione e di lotta, anche a livello territoriale, coinvolgendo le redazioni. Il governo deve farsi carico della difficoltà di un settore industriale strategico per il Paese. È necessaria l’apertura di un tavolo fra governo e parti sociali che affronti le criticità del settore, individui le misure per accompagnare la fase di transizione e rilanciare l’occupazione e metta mano ad una nuova legge per l’editoria con una nuova ed estesa rete di welfare – concludono i rappresentanti sindacali – che possa sostenere le trasformazioni industriali».