Vita associativa 22 luglio 2021
Durante la presentazione della seconda relazione sullo stato di diritto della Commissione europea – a cui anche Obct ha dato il suo contributo rispondendo alla consultazione su Italia, Croazia e Bulgaria – si è parlato anche di Slapp (Strategic lawsuits against public participation). Non è un caso. La questione è infatti in agenda da tempo e Vera Jourova, vicepresidente e commissaria per i Valori e la Trasparenza, ha ribadito come per misurare la situazione dello stato di diritto sia fondamentale valutare la situazione dei media e la sicurezza dei giornalisti, perché – ha dichiarato in conferenza stampa – «la libertà dei media e il pluralismo costituiscono una delle quattro colonne portanti della relazione sullo stato di diritto» (insieme a sistema giudiziario, misure anti-corruzione e equilibrio dei poteri). «I giornalisti – ha sottolineato – devono essere in grado di fare il proprio mestiere e di fare domande, senza paura né condiscendenza. Un attacco a un giornalista è un attacco alla libertà di stampa e alla democrazia».
Tra le diverse minacce che colpendo i giornalisti colpiscono la democrazia, la vicepresidente della Commissione Europea ha quindi citato le Slapp, le cause temerarie: «Stiamo lavorando a misure per combattere le liti temerarie ai danni di giornalisti e difensori dei diritti umani».
Si tratta di un impegno annunciato e ribadito più volte, e ufficializzato in diversi documenti, tra cui il piano di lavoro della Commissione per il quarto trimestre di quest’anno; per richiamare la Commissione a questa responsabilità sta intervenendo anche il Parlamento europeo, con un’iniziativa che in queste settimane è approdata in aula e che dovrebbe chiudersi entro ottobre.
L’attenzione delle istituzioni europee è finalmente concreta, e come è stato detto anche durante il webinar organizzato da Obct a fine giugno, “Slapp: l’abuso del diritto per zittire le voci critiche“, al lavoro di monitoraggio, segnalazione e documentazione di cui si stanno occupando tanti soggetti diversi, dovrebbe seguire al più presto un intervento normativo.
Il momento sembra propizio, la mobilitazione della società civile che ha unito le proprie forze nella CASE, coalizione anti-Slapp di cui fa parte anche Obct, è così culminata in una petizione online: alla vicepresidente Jourova e al commissario alla Giustizia Didier Reynders si chiede di fare qualcosa e di farlo in fretta. «Stabilire regole di diritto europeo che possano prevenire l’avvio di cause giudiziarie strategiche volte a contrastare la partecipazione pubblica (Slapp) – si legge nella lettera indirizzata alla Commissione Europea – è un obiettivo alla nostra portata. Una direttiva europea anti-Slapp fornirebbe uno schermo di protezione forte e uniforme contro le azioni Slapp avviate in tutti gli stati membri della Ue e servirebbe anche da modello per paesi europei al di fuori dall’Unione e oltre».
In pochi giorni si sono toccate le 60mila adesioni, e di giorno in giorno i numeri crescono. Il tema riguarda tutti, perché ad essere colpiti da cause temerarie e querele bavaglio sono non solo giornalisti, ma anche blogger, attivisti, difensori dei diritti umani. Si tratta quindi di chiedere che l’abuso degli strumenti legali non diventi un’arma nelle mani del potente di turno infastidito da chi parla a difesa dell’interesse pubblico.
Le adesioni si raccolgono qui.
PER APPROFONDIRE
L’articolo integrale, dal titolo ‘Contro le Slapp si muove l’Ue e si mobilita la società civile’, a firma di Paola Rosà, è pubblicato sul sito web di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (qui il link diretto).