Vertenze 24 luglio 2019
«L’approvazione della legge francese di recepimento della direttiva europea sul diritto d’autore rende urgente anche in Italia l’avvio dell’iter parlamentare per giungere allo stesso risultato. Da questo punto di vista, preoccupano il silenzio e l’inerzia del governo italiano su una questione fondamentale che attiene anche la giusta remunerazione del lavoro giornalistico, e del lavoro intellettuale in generale, e la tenuta del sistema dell’informazione professionale». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«L’assenza di regole – prosegue – continua a favorire i giganti del web e quanti quotidianamente saccheggiano il lavoro giornalistico realizzando importanti profitti con la raccolta pubblicitaria e l’utilizzo dei dati personali. Non è in discussione la libertà di accesso alla rete. Si tratta di affermare il principio secondo cui chi utilizza il lavoro altrui deve remunerarlo attraverso il pagamento di diritti alle aziende e ai lavoratori, così come non si può pensare di continuare a esonerare dal pagamento delle tasse in Italia chi realizza fatturati e profitti attraverso la raccolta pubblicitaria. Si tratta di temi cruciali che hanno ricadute dirette sulla sopravvivenza dell’informazione professionale e, quindi, sulla tenuta democratica del Paese».
«Chissà perché – incalza Lorusso –, nel corso dei cosiddetti Stati generali dell’editoria, convocati dal sottosegretario Vito Crimi, questi temi sono rimasti sullo sfondo per cedere il passo ai tagli del fondo per il pluralismo e a discussioni che hanno reso sempre più evidente il tentativo di indebolire il sistema e colpire la professione giornalistica, anche attraverso il commissariamento dell’Inpgi e l’abrogazione dell’Ordine».
Il sindacato dei giornalisti, conclude il segretario generale della Fnsi, «auspica che il Parlamento si riappropri del tema della tutela del diritto d’autore, calendarizzando i lavori per il recepimento della direttiva europea, atto necessario per difendere il lavoro regolare, le imprese che investono e l’informazione professionale».