Rai 20 giugno 2024
«Sarebbe vergognoso escludere dai palinsesti Rai la trasmissione ‘Che Sarà’ di Serena Bortone. Nei confronti dell’azienda la collega non si è macchiata di alcuna mancanza disciplinare da dover punire, ma ha coraggiosamente rivelato agli italiani un attacco alla libertà di informazione». Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
«Mentre in Italia – prosegue – una maldestra censura si è abbattuta sul monologo di Antonio Scurati, la Francia ha insignito lo scrittore di un prestigioso riconoscimento nominandolo Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Macron non è un pericoloso comunista, ma di sicuro un sincero democratico, come ha dimostrato anche nel voler tutelare il corpo delle donne».
Sulla vicenda interviene anche l’Esecutivo Usigrai che, in una nota, rileva: «Colpirne una per educarne cento. Il metodo della Rai di oggi è chiaro. Se sei allineato con il governo puoi andare sul palco di Fratelli d’Italia, parlare di ‘nostro partito’, come ha fatto il direttore dell’Approfondimento, senza alcun tipo di contestazione. Chi, invece, come Serena Bortone osa ribellarsi alla censura di un ospite ‘per ragioni editoriali’, deve essere punito, anzi, licenziato, come dichiarato dall’Ad Sergio, e magari cancellato dal palinsesto. E mentre sono pronti a mandare in panchina una dipendente, la Rai è pronta la chiamata dell’ennesima giornalista esterna, senza valorizzare chi già è in azienda».
Per il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, «quando parlavamo di controllo asfissiante della politica ci riferivamo a questo. La Rai, per questo vertice aziendale, deve essere megafono del governo. Questo – incalza l’Usigrai – è stato il cambio di narrazione che teorizzavano. Le voci scomode vanno ‘licenziate’ o quantomeno escluse dal palinsesto o ridimensionate, come tentano di fare con Report; alla trasmissione di inchiesta di Raitre provano e ridurre le puntate, limare le repliche o ritardare la partenza della prossima stagione».
E ancora, «non solo le voci, ma anche le notizie scomode – proseguono in giornalisti – vanno escluse, come l’inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile di Fdi; con l’unica eccezione del Tg3 e di alcune trasmissioni, si è dato conto al massimo delle reazioni politiche, senza parlare dell’inchiesta. Un capolavoro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: fuga di telespettatori verso altri competitor e situazione finanziaria più che preoccupante. Intanto nelle redazioni Rai colleghe e colleghi non hanno più le troupe e tecnici per realizzare i servizi e gli inviati vengono tenuti alla scrivania invece di andare e raccontare i fatti dove questi accadono».
Per i rappresentanti sindacali, «la situazione della Rai è talmente sotto gli occhi di tutti che anche in Europa si è acceso un alert sulla situazione del servizio pubblico italiano. L’Usigrai – conclude la nota – non arretrerà di un passo a difesa delle colleghe e dei colleghi che esprimeranno dissenso rispetto a censure e violazioni dei diritti a tutela del lavoro giornalistico e del pubblico».