Dettaglio Post

Giornalisti minacciati 9 aprile 2021

Cronisti intercettati, Fnsi: «La vicenda di Trapani induca il parlamento a proteggere la libertà di stampa»

La tutela delle fonti come chiave di volta della libertà di stampa. Ma anche gli altri ostacoli al diritto-dovere di informare i cittadini che diventano tentativi di imbavagliare il giornalismo. E, dunque, mettono a rischio il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Questi i temi al centro dell’iniziativa online organizzata dall’associazione Articolo21 e dalla Fnsi all’indomani della pubblicazione della notizia dei cronisti intercettati nell’ambito delle indagini sulle Ong della Procura di Trapani. Vicenda sulla quale il ministero della Giustizia ha formalmente aperto un fascicolo con l’invio all’ispettorato generale della richiesta di “svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando all’esito valutazioni e proposte”.

Moderati da Roberto Natale, all’incontro hanno partecipato, fra gli altri, Elisa Marincola, l’avvocata Alessandra Ballerini, i giornalisti e le giornaliste Nello Scavo, Nancy Porzia, Sergio Scandura, Paola Rosà, Anna Del Freo, la professoressa Marina Castellaneta, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

«Grazie alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per aver disposto l’invio degli ispettori nella Procura della Repubblica di Trapani. Occorre far luce su una vicenda inquietante e inammissibile. Non basta dire che le intercettazioni saranno distrutte, bisogna chiarire e spiegare perché numerosi giornalisti non indagati per alcun reato sono stati sottoposti a intercettazione, calpestando l’articolo 21 della Costituzione e il diritto alla protezione delle fonti». Ha esordito il segretario Lorusso. «Il diritto alla segretezza delle fonti – ha aggiunto – è riconosciuto come meritevole di tutela dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La protezione delle fonti è la chiave di volta della libertà di stampa».

“Preoccupazione” è stata la parola più volte pronunciata dai cronisti intervenuti, consapevoli che «se una fonte teme che possa essere resa nota la sua identità non parlerà più», ha rilevato Nello Scavo. «Uno shock» per l’avvocata Ballerini la notizia di essere stata intercettata mentre parlava con Nancy Porzia del lavoro della giornalista, delle minacce ricevute, ma anche di altre vicende di cui la legale si stava occupando all’epoca dei fatti. «Chiediamo di sapere quante fonti sono state individuate e ascoltate; cosa è stato divulgato anche ad altre Procure; chi sono tutti i giornalisti ascoltati», le parole di Elisa Marincola.

«Appena pochi giorni fa la Corte europea dei diritti umani ha ribadito che le autorità inquirenti non solo non possono chiedere al giornalista di rivelare le sue fonti, ma non possono aggirare il segreto professionale disponendo il sequestro di materiale o intercettazioni», ha ricordato Marina Castellaneta.

«L’auspicio – ha affermato il segretario generale Lorusso – è che questa vicenda possa rappresentare un impulso per il Parlamento italiano per rivedere la normativa nel senso di dare più protezione alla libertà di stampa e rimuovere gli ostacoli e i bavagli: occorre non solo garantire la tutela delle fonti, ma anche contrastare le querele bavaglio e abolire la previsione del carcere per i giornalisti. Si tratta di elementi che continuano a rappresentare quello che per la Corte europea è un inaccettabile chilling effect per la libertà di stampa».

In chiusura, il presidente Giulietti ha ribadito: «Continueremo a chiedere che le manifestazioni di solidarietà di questi giorni si trasformino in azioni concrete. Che significa portare in votazione provvedimenti su tutela fonti e segreto professionale e che vengano finalmente recuperati tutti i provvedimenti a difesa del diritto di cronaca che giacciono da anni nei cassetti dimenticati di Camera e Senato».

iscriviti alla newsletter