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Vita associativa 31 luglio 2018

Denunciato dai figli del boss, archiviata la querela contro Enzo Palmesano

Enzo Palmesano in una foto di Stampa romana

Il Sindacato unitario giornalisti della Campania esprime soddisfazione per l’archiviazione della querela contro il giornalista Enzo Palmesano presentata da Giuseppe e Gaetano Lubrano, figli del defunto boss di Pignataro Maggiore Vincenzo Lubrano. Per tali articoli, come ha dimostrato una sentenza del Tribunale di Napoli, Palmesano fu allontanato dal Corriere di Caserta su richiesta del boss. «È evidente che ci troviamo di fronte ad una delle tante querele temerarie, quelle presentate per mettere il bavaglio alla stampa. Oggi più che mai risulta necessaria una legge che limiti la possibilità di fare ricorso a tale strumento, anche se non vi è alcun fondamento nella denuncia», afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri.

 

Di seguito l’articolo pubblicato sul blog Pignataro Maggiore News

PIGNATARO MAGGIORE – Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Ivana Salvatore, ha archiviato la querela per diffamazione a mezzo stampa contro il giornalista Enzo Palmesano (vittima di reato di tipo mafioso) presentata dai fratelli Giuseppe e Gaetano Lubrano, figli del defunto boss di Pignataro Maggiore Vincenzo Lubrano. L’ordinanza in tal senso è stata emessa a seguito della camera di consiglio che era stata convocata per effetto della opposizione dei querelanti alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero dottoressa Marta Correggia. Enzo Palmesano è stato difeso dall’avvocato Salvatore Piccolo di Luigi del Foro di Santa Maria Capua Vetere, con studio legale in Sparanise.
Come si legge tra l’altro nell’ordinanza del giudice Ivana Salvatore, “la richiesta di archiviazione del pubblico ministero deve essere accolta, non risultando nella specie travalicati i confini che delimitano l’esercizio dell’esimente del diritto di critica su fatti di pubblico interesse, nel rispetto del requisito della continenza”, Inoltre, “considerato il tenore complessivo dello scritto, il limite della verità del fatto appare, dunque, rispettato, così come pacifici risultano l’interesse pubblico alla divulgazione della notizia e la continenza delle espressioni adoperate, da valutarsi nel rispetto dei richiamati principi di diritto anche alla luce della coerenza tra le espressioni (sebbene aspre) adoperate e il contenuto della critica espressa”. Infine, “condividendo quanto già argomentato dal pubblico ministero neppure si ritiene che l’articolo oggetto di querela sia idoneo a superare i limiti della legittima, sia pur sferzante, critica politica, non potendosi affermare che le espressioni in esso contenute si risolvano effettivamente in una gratuita aggressione verbale delle persone offese, lesiva della loro dignità”; del resto l’annotazione del 10 febbraio 2016 dell’Arma dei carabinieri dà conto “della frequentazione degli opponenti con contesti criminali (anche di tipo camorristico)”.
Come è noto, il padre di Giuseppe e Gaetano Lubrano, “don” Vincenzo Lubrano (potente e sanguinario capomafia tra l’altro condannato all’ergastolo per l’omicidio del fratello del giudice Ferdinando Imposimato) chiese e ottenne la cacciata del giornalista Enzo Palmesano dal quotidiano locale “Corriere di Caserta”. Ora gli eredi del suddetto boss, assistiti dall’avvocato Gennaro Lepre del Foro di Napoli, hanno tentato inutilmente (come la folla di tutti gli altri querelanti ugualmente sconfitti) di far condannare Enzo Palmesano per diffamazione a mezzo stampa. E’ il clima che esiste a Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”.

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