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Giornalisti minacciati 9 maggio 2019

Diffamazione e liti temerarie, la Fnsi in audizione al Senato

 

Una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana ha partecipato questa mattina ad una audizione informale nella sede dell’Ufficio di Presidenza della commissione Giustizia del Senato nell’ambito dell’esame dei due disegni di legge in materia di diffamazione e liti temerarie primi firmatari, rispettivamente, Giacomo Caliendo e Primo Di Nicola.

La delegazione, composta dal presidente Giuseppe Giulietti, dal segretario generale aggiunto Vittorio Di Trapani e dall’avvocato Ottavia Antoniazzi, ha auspicato la rapida approvazione delle norme di contrasto alle liti temerarie ed evidenziato l’urgenza di intervenire sui temi della cancellazione della pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa e della responsabilità dei giornalisti di testate fallite.

«Si è finalmente aperto il confronto fra giornalisti e Parlamento sulle questioni della diffamazione e delle querele bavaglio. Ringraziamo i senatori per l’attenzione e la sensibilità dimostrati e confidiamo che, dopo vent’anni di occasioni perdute, si possa ora giungere in tempi rapidi a dare risposte concrete in difesa della libertà di stampa e del diritto dei cittadini ad essere informati», rileva la Fnsi.

Anche in sede di audizione il sindacato dei giornalisti ha ribadito, inoltre, la necessità di scongiurare la mannaia dei tagli ai contributi di sostegno all’editoria e la chiusura imminente di Radio Radicale.

Per il senatore Caliendo, l’obiettivo a lungo termine del provvedimento «è quello di arrivare a superare la responsabilità penale e poi la responsabilità civile, per avere solo responsabilità disciplinare. E per far questo non si può spezzettare il testo».

E il senatore Di Nicola ha evidenziato: «Il fenomeno delle liti temerarie lede la libertà di stampa e limita il diritto all’informazione; imbavaglia i giornalisti, condiziona gli editori. Il parlamento ascolti il grido di dolore che arriva da tutto il mondo dell’informazione».

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