Vita associativa 25 maggio 2021
«Pensionati che scrivono e giornalisti assunti a casa in cassa integrazione. È questa l’ennesima trovata di Andrea Riffeser Monti (editore di Qn, il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno e presidente della Fieg), per ridurre i costi del lavoro nei suoi giornali». Lo denuncia il Coordinamento dei Comitati di redazione di Editoriale Nazionale.
«Una strategia ben precisa: affidare la scrittura di gran parte degli articoli a giornalisti in pensione da anni, pagati pochi euro visto che tanto ricevono mensilmente una pensione dall’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti a un passo dal fallimento, e intanto tagliare le retribuzioni dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, compresi collaboratori fissi e corrispondenti, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali che a loro volta pesano sull’Inpgi», spiegano i Cdr.
«Per rendersi conto di tutto questo – aggiungono – basta sfogliare il Qn oggi in edicola (o anche quello di ieri o del giorno prima) dove i servizi su una tragedia come quella della funivia di Stresa sono appaltati a un pensionato (nonostante il Gruppo abbia centinaia di giornalisti), così come avviene per tanti altri articoli firmati da pensionati, non solo nella cronaca, ma anche negli spettacoli, nell’economia o nel tempo libero o nello sport, con tanto di commenti in prima pagina. Se togliessimo i loro articoli il giornale oggi in edicola sarebbe dimezzato».
Purtroppo, incalzano i giornalisti, «nella stragrande maggioranza non si tratta di notizie in esclusiva o inchieste, ma di comunicati e agenzie di stampa riscritti dai colleghi, pensionati e prepensionati con costi pesantissimi per le casse degli istituti della categoria. Altro che spazio ai giovani. Visto che tutto questo accade da anni, nonostante le nostre ripetute proteste e sollecitazioni a valorizzare le risorse interne, come giornalisti dell’Editoriale Nazionale ci viene il sospetto che sia una precisa strategia. Se così non è chiediamo di dimostrarlo a editore e direttore: già da domani eliminate dai giornali e dai siti internet del Gruppo tutti gli articoli dei colleghi pensionati. Allo stesso tempo invitiamo capi redattori e responsabili degli uffici ad azzerare le richieste di servizi ai pensionati per non rendersi complici di questa politica che danneggia tutti noi e la categoria. E ai pensionati chiediamo infine di astenersi dal produrre servizi, lasciando finalmente spazio ai giovani e contribuendo così – concludono i Cdr – al salvataggio dall’Inpgi dalla quale dipende il loro reddito mensile».