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Giornalisti minacciati 16 aprile 2020

Emergenza fase 2, Burioni prospetta il bavaglio alla stampa? Lorusso: «Gli scienziati pensino al loro lavoro»

 

«Mascherine per tutti e bavaglio alla stampa. Se questa è la fase due dell’emergenza immaginata dalla rivista online Medical facts, a direzione Roberto Burioni, va subito rispedita al mittente, almeno nella parte che riguarda gli organi di informazione. Pensare, come riferisce l’agenzia Askanews, che sia necessaria una “condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente)” significa voler dettare la linea alla stampa italiana». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Così come nessun giornalista di buon senso si sognerebbe di mettere in discussione la competenza del professor Burioni e degli scienziati che collaborano con la sua rivista – prosegue Lorusso –, allo stesso tempo la comunità scientifica deve rispettare il lavoro e la libertà dei giornalisti e degli organi di informazione. Un conto è il contrasto alle fake news in ambito medico-scientifico, e su questo fronte il giornalismo professionale è in prima linea, un altro immaginare una regia unica dell’informazione, per giunta con la collaborazione di qualche organismo della professione. Sarebbe la negazione del pluralismo dell’informazione, del diritto di cronaca e di quella libertà di espressione che, comunque, non esimono i giornalisti dal rispetto della verità sostanziale dei fatti».

«Dal professor Burioni e dai suoi collaboratori, peraltro presenti come non mai sui più importanti organi di stampa, ci si aspetta la moltiplicazione degli sforzi per arrivare alla scoperta di una cura e di un vaccino efficaci contro il Covid-19, non l’elaborazione di modelli che porterebbero al pensiero unico. Anche e soprattutto in tempi di emergenza – conclude il segretario FNSI – è bene che ciascuno faccia il proprio mestiere senza invasioni di campo».

 

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