Vertenze 27 giugno 2024
La disinformazione crea un effetto in qualche modo paradossale: invece di far diminuire la fiducia nei confronti dei mezzi che la veicolano, produce un senso di disaffezione nei confronti dei media tradizionali. È inoltre diffusa l’idea di essere informati sull’intelligenza artificiale, nonostante la complessità della materia, ma soprattutto è largamente sufficiente il giudizio sull’attendibilità dei contenuti generati dall’IA, che viene considerata un’opportunità anche perché ritenuta imparziale. Sono i risultati di una ricerca dell’Ipsos, commissionata dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della presidenza del Consiglio, sulla base della quale la commissione sull’IA nell’informazione ha avviato la propria analisi.
I dati sono stati resi noti dal sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini nel corso del panel ‘L’algoritmo al servizio dell’uomo. Comunicare nell’epoca dell’intelligenza artificiale’, organizzato in Vaticano giovedì 27 giugno 2024. Dal sondaggio emerge che le azioni attivate in conseguenza di disinformazione sono molteplici, ma il principale effetto è per la maggioranza quello di fidarsi meno dei media. Così ha risposto il 24% del campione. Il 22% sostiene invece di finire con l’usare i social media meno spesso e il 16% con il fidarsi meno del governo. La percezione prevalente è di essere abbastanza informati sull’intelligenza artificiale, in modo più marcato tra gli under 45. «Questo è abbastanza paradossale – ha commentato Barachini – perché forse solo i tecnici lo sono».
Il giudizio sull’attendibilità dei contenuti informativi generati dall’IA si attesta sulla sufficienza e il 20% del campione li ritiene molto affidabili. Prevale, ma non domina, il giudizio che le news generate dall’IA debbano essere verificate da un umano: per il 52% è necessario che lo siano sempre, mentre per il 43% dipende dal tipo di contenuti: se ricorrenti (ad esempio quotazioni di Borsa o risultati sportivi) non è sempre necessario.
Il giudizio sull’IA si divide tra percezione di opportunità (24%) e di minaccia (31%), con una leggera prevalenza di chi ritiene che ci siano entrambe (36%). Colpisce, in particolare, che l’IA sia vista come opportunità per affidabilità e imparzialità. I principali vantaggi sono ritenuti infatti: qualità, precisione, affidabilità (19%); imparzialità 17%; potenza informativa (14%), velocità (13%).
«Il tema – ha sottolineato Barachini – è garantire una frontiera di libertà e non la schiavitù dagli algoritmi, ma questa libertà non può che passare da alcune regole. La differenza è costruirle insieme».
Il sottosegretario ha concluso sottolineando come Il Sole 24 Ore abbia «appena varato un codice di autodisciplina che segue i contenuti della relazione. L’Ansa sta lavorando sullo stesso orizzonte. Anche altre agenzie di stampa, come l’Adnkronos, stanno lavorando sulla marcatura temporale del contenuto. Sono strategie per arrivare a un processo armonico per la tutela della nostra libertà di espressione».