Giornalisti minacciati 9 febbraio 2024
Mobilitazione anche in Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso di Julian Assange. Rispondendo all’appello di Stella Assange, moglie ed avvocata del giornalista australiano, in tutto il mondo si terranno eventi il 20 febbraio per chiedere la sua liberazione, come emerso dalla conferenza stampa organizzata da Articolo 21, Free Assange Italia, La mia voce per Assange nella sede il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Tra il 20 ed il 21 Febbraio, sarà il Day X: l’Alta Corte di Giustizia Britannica si riunirà per decidere in merito all’istanza d’appello presentata dai legali di Julian Assange per scongiurare la sua estradizione negli Stati Uniti. Se l’appello dovesse essere respinto, Assange potrebbe essere estradato immediatamente e lo attendono, senza ulteriori possibilità, 175 anni di carcere.
A moderare la conferenza stampa Vincenzo Vita, garante di Articolo 21, che ha fatto un appello al comune di Roma per concedere la cittadinanza a Assange. Alla conferenza anche il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, che ha invitato tutte le testate a pubblicare i documenti di Wikileaks da oggi fino al 20 febbraio.
«Siamo convintamente presenti in questa battaglia, io personalmente e altri saremo presenti alle manifestazioni del 20 per sottolineare questo sforzo contro quello che è un attentato alla democrazia», ha sottolineato Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti. «Questo non è un problema dei familiari di Assange. È un problema dell’informazione», ha affermato Giuseppe Giulietti, coordinatore dei Presidi di Articolo 21, facendo un appello alla Rai a dare voce alla protesta.
Riccardo Iacona ha annunciato che dedicherà la puntata di Presadiretta, in onda su Rai3 il 19 febbraio, giorno prima del Day X, al caso Assange. «L’unica persona che viene processata per i crimini di guerra denunciati da Assange è Julian Assange. Paradossale. Ricordiamoci che questo giornalista, questo detenuto ha subito la violazione di tutti i diritti umani, compreso quello di difesa», ha detto Tina Marinari di Amnesty.