Pari opportunità 16 giugno 2021
In Italia le giornaliste sono sempre di meno, dentro e fuori dalle redazioni e hanno retribuzioni più basse. il 18 per cento in meno nell’occupazione regolare, il 15,3 per cento tra i precari, il 26 per cento tra le pensionate. Gli ultimi dati Inpgi segnalano, nella generale crisi del settore, un ritorno all’indietro di presenza numerica femminile e un permanere del gender pay gap, sensibile, negli stipendi, nelle collaborazioni e nelle pensioni. Questo è dovuto soprattutto, per le giornaliste con contratto regolare, ai minori avanzamenti di carriera nei ruoli apicali.
È quanto denuncia «con grande preoccupazione» la Cpo Fnsi, che evidenzia: «Come le giornaliste stiano pagando un prezzo altissimo in un mercato del lavoro impoverito dagli effetti della pandemia. Gli stati di crisi nel settore dei periodici, ad alta presenza femminile, le concentrazioni editoriali, che riducono l’occupazione e svuotano progressivamente le redazioni, con richieste di ulteriori prepensionamenti, la chiusura di intere redazioni in provincia, il precariato crescente, il mancato sostegno a editoria e emittenza locale definiscono un quadro drammatico per centinaia di colleghe e colleghi».
La Cpo Fnsi chiede «con forza» una mobilitazione «continua della categoria, anche a difesa dell’Inpgi e per il blocco dei prepensionamenti, contro la desertificazione dei luoghi di lavoro, che colpisce decine di giornaliste, spesso spinte ai margini, anche attraverso un utilizzo unilaterale dello smart working» e «ritiene altresì fondamentale – incalza la Commissione – che i sei mesi di proroga del ‘lavoro agile’, fino al 31 dicembre 2021, siano utilizzati anche per contrattare modalità che prevedano, fra l’altro, diritto alla disconnessione e certezza nell’orario di lavoro».
Per questo la Cpo «ha deciso di continuare a monitorare lo smart working con una nuova formulazione del questionario, che sarà elaborato a breve, per avere dati più aggiornati, da consegnare al sindacato, per una lettura ancora più analitica di una evoluzione del lavoro giornalistico che va gestita e non subita».