Giornalisti minacciati 5 maggio 2018
Sono 530 i giornalisti uccisi negli ultimi cinque anni e l’impunità dei crimini commessi contro di loro tocca 9 casi su 10. Di questi 166 erano giornalisti televisivi, 142 appartenevano alla carta stampata, 118 erano impiegati in radio, 75 lavoravano per testate online e 29 appartenevano a piattaforme di comunicazione incrociata. Inoltre si è registrato negli ultimi anni un aumento di altre forme di violenza contro i giornalisti che includono il rapimento, la sparizione forzata, la detenzione arbitraria e la tortura. È quanto emerge nei due ultimi report dell’Unesco sui trend globali relativi alla libertà di espressione e allo sviluppo dei media e sulla ridefinizione delle politiche culturali, al centro della conferenza per la 25^ Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa che si tiene ad Accra in Ghana.
I due report, ‘World trend in freedom of expression and media development’ e ‘Re-shaping cultural policies’, analizzano quattro fattori legati al mondo dei mass media: la libertà, l’indipendenza, la sicurezza e la pluralità. In particolare, esaminano la situazione della libertà di espressione, creazione, accesso alle informazioni e alla vita culturale e la protezione delle principali e fondamentali libertà. I due documenti forniscono anche notizie aggiornate, statistiche e dati sulle nuove sfide del giornalismo e della comunicazione e sull’implementazione dei Goal delle Nazioni Unite per l’Agenda di sviluppo 2030, a partire dall’aumento dei cosiddetti ‘Internet shutdowns’, la chiusura della rete in diversi paesi del mondo e più volte durante l’anno con lo scopo di impedire la diffusione di notizie, foto e video.
Dai dati raggruppati nei report risulta che il numero è salito dai 18 del 2015, ai ben 56 shutdown del 2016. Inoltre, a fronte di un aumento del pluralismo nei media e del numero di persone con accesso ai contenuti nel 2012 solo (il 34% della popolazione mondiale aveva accesso a Internet, oggi è il 48%), a causa della presenza di algoritmi che tendono a creare delle “bolle” si è ristretta lascelta di luoghi che aprono nuovi dibattiti piuttosto che rinforzare convinzioni radicate.
Nel complesso i due report dimostrano che nel mondo «il giornalismo è sotto attacco» e se il pubblico che ha accesso alle informazioni è oggi più ampio, sono cresciute anche le occasioni che facilitano l’hate speech, la misoginia, l’odio e soprattutto le non verificate e dilaganti ‘fake news’, tutti elementi che portano con loro la diminuzione della libertà di espressione e di conseguenza della libertà di stampa e che finiscono, spesso, per avere come esito l’omicidio di chi si batte per raccontare la verità: «Sono 800 i giornalisti uccisi negli ultimi 10 anni nell’esercizio dei loro compiti e di questi crimini circa 8 su 10 sono andati impuniti», ha ricordato il rappresentante dell’Unesco.
La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993 in seguito alla Raccomandazione della 26^ sessione della Conferenza generale dell’Unesco nel 1991. Questa a sua volta è stata la risposta ad una chiamata fatta da giornalisti africani che in quello stesso anno produssero la famosa Dichiarazione di Windhoek sul pluralismo dei media e sulla loro indipendenza.
Quest’anno segna anche il 70 anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’organizzazione dell’Onu e il Guillermo Cano World Press Freedom Prize hanno deciso di assegnare quest’anno il premio al fotoreporter egiziano incarcerato Mahmoud Abu Zeid, noto come Shawkan, selezionato da una giuria internazionale indipendente di professionisti dei mass media. (Agi – Accra, 3 maggio 2018)