Vertenze 26 luglio 2021
«In Italia l’effetto più evidente (e più preoccupante) è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media, il cui valore economico è in calo da oltre un decennio. Ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala probabilmente anche un vuoto di politica industriale da colmare in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti». A lanciare l’allarme è il presidente dell’Agcom, Giacomo Lasorella, durante la presentazione della relazione annuale al parlamento.
Un allarme che «non deve cadere nel vuoto» commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, per il quale «è necessario che il governo avvii un confronto serrato sul rilancio di un settore vitale per la democrazia italiana, tutelato dall’articolo 21 della Costituzione».
La relazione annuale dell’Agcom, osserva Lorusso, «descrive un quadro preoccupante. Il rischio di infliggere un colpo mortale al pluralismo dell’informazione va scongiurato con interventi strutturali e con una nuova legge di sistema. Così come nel 1981, per governare il passaggio dal piombo alla composizione a freddo, fu messa a punto la legge per l’editoria numero 416, tuttora in vigore, allo stesso modo, oggi, il governo deve mettere tutti gli attori intorno a un tavolo per giungere ad un nuovo impianto normativo che consenta al settore di affrontare la transizione al digitale».
Per il segretario generale della Fnsi, «il vuoto di politica industriale denunciato dal presidente Lasorella rappresenta la principale criticità del settore. Anche di fronte ad un mondo in rapido e in continuo cambiamento, l’approccio delle aziende editoriali è caratterizzato dalla corsa a finanziamenti diretti e indiretti, per lo più a pioggia, dalla riduzione del costo del lavoro e da tagli generalizzati. Fatte salve pochissime eccezioni, non si intravvede una politica industriale né la volontà di affrontare un confronto a tutto campo e senza pregiudiziali su investimenti, trasformazione radicale dei prodotti tradizionali e difesa del lavoro. Da oltre un decennio, prevale la tendenza delle aziende a incentivare le uscite dal mondo del lavoro e a moltiplicare il lavoro precario, senza alcun riguardo alla qualità».
Questa situazione, «unita al quadro di debolezza e difficoltà della stampa italiana descritto nel rapporto sullo Stato di diritto diffuso nei giorni scorsi dalla Commissione europea, richiede, esattamente come per altri settori vitali per il Paese, un intervento deciso e immediato da parte del governo. Per questo – conclude Lorusso – al presidente Mario Draghi rivolgiamo l’appello ad avviare un tavolo per la riforma dell’editoria».