Giornalisti minacciati 9 giugno 2018
Lunedì 11 giugno, alle 11, si terrà a Siracusa l’udienza del processo a carico di Francesco De Carolis nel corso della quale è chiamato a testimoniare il giornalista Paolo Borrometi, direttore del sito LaSpia.it e collaboratore dell’Agi. De Carolis è accusato dalla procura distrettuale antimafia di Catania di minacce gravi e violenza privata nei confronti di Borrometi aggravate dal metodo mafioso e dall’aver agevolato il clan al quale appartiene il fratello Luciano, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa al clan Bottaro-Attanasio, omicidio e altri reati.
Prima dell’udienza, alle 10, si terrà fuori dal tribunale un presidio con conferenza stampa alla quale parteciperanno, insieme con Paolo Borrometi, il presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti e i rappresentanti di Usigrai, Associazione Stampa Siciliana, Ordine nazionale e Ordine regionale dei giornalisti, Libera, Cgil, Articolo21.
Il 19 novembre scorso, Francesco De Carolis ha inviato un messaggio audio al giornalista contenente frasi quali: ‘Gran pezzo di merda, appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello che oggi è la corona della mia testa, in un articolo tuo, ti vengo a cercare fino a casa e ti massacro. E poi denunciami sta minchia, con le mani non c’è il carcere, pezzo di merda te lo dico già subito’.
Oltre a Borrometi (con l’avvocato Vincenzo Ragazzi), si sono costituiti parte civile la Federazione nazionale della Stampa italiana (avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto), l’Ordine nazionale dei giornalisti (avvocato Vincenzo Ragazzi) e l’Ordine regionale dei giornalisti (avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano).
Intanto oggi, 7 giugno, il giudice di Ragusa Filippo Morello ha condannato, con rito abbreviato, alla pena di quattro mesi di reclusione – con sospensione condizionale – Giovanni Giacchi, riconosciuto colpevole delle minacce gravi a Paolo Borrometi. L’uomo è stato condannato anche a risarcire la parte civile con la somma di duemila euro. La condanna era stata chiesta dal Pm Agata Mandara.
Depositate anche le motivazioni. Il giudice sostiene in sentenza che non vi sia dubbio sul fatto che sia stato proprio Giacchi attraverso il suo profilo Facebook a commentare l’articolo scritto da Borrometi dal titolo ‘Vittoria come Napoli: esce dal carcere il delinquente Angelo Ventura e si festeggia con selfie’.
Giacchi ha scritto: ‘Caro amico fatti una risata perché domani si potrebbe parlare di te in chiesa’. Il tenore del messaggio, secondo il giudice, costituisce una minaccia grave ‘perché l’articolo in questione riguarda un soggetto legato alla criminalità organizzata e il commento appare in difesa di questo soggetto’.
Anche se si tratta di un’unica frase, per il giudice non si attenuerebbe la potenzialità intimidatoria della stessa e sarebbe sufficiente perché ‘sia percepita come chiaro segnale finalizzato ad impedire il legittimo diritto di cronaca di Borrometi, dissuadendolo dal perseverare nell’esercizio di tale diritto sotto pena di una minaccia di morte, la quale, anche se manifestata in un’unica frase, non perde per questo la sua carica di inquietante intimidazione considerato che viene manifestata in difesa del gruppo criminale attenzionato da Borrometi, e da esso pare provenire, non importa se direttamente o indirettamente’.