Vita associativa 1 luglio 2022
Papa Francesco torna a parlare di informazione e comunicazione. Lo fa in una intervista all’agenzia argentina Telam nel corso della quale evidenza come possa succedere che i media prendano «una frase fuori dal contesto» e facciano dire «ciò che non intendevi dire. In altre parole, bisogna fare molta attenzione. Per esempio, con la guerra – osserva –, c’è stata un’intera controversia per una mia dichiarazione su una rivista dei gesuiti: ho detto che “qui non ci sono né buoni né cattivi” e ho spiegato perché. Ma hanno preso questa dichiarazione da sola e hanno detto: “Il Papa non condanna Putin!”».
La realtà, spiega il Pontefice, «è che lo stato di guerra è qualcosa di molto più universale, più serio, e non ci sono buoni e cattivi. Siamo tutti coinvolti e questo è ciò che dobbiamo imparare».
Rispondendo poi sui “peccati della comunicazione”, Francesco ricorda: «L’ho detto per la prima volta in una conferenza a Buenos Aires quando ero arcivescovo. Mi è venuto in mente di parlare dei quattro peccati della comunicazione, del giornalismo».
In primo luogo, «la disinformazione: dire ciò che mi fa comodo e tacere sul resto. No, di’ tutto, non puoi disinformare». In secondo luogo, «la calunnia. Inventano cose e a volte distruggono una persona con una comunicazione». In terzo luogo, «la diffamazione, che non è calunnia, ma è come attribuire a una persona un pensiero che ha avuto in un altro momento e che ora è cambiato. E per il quarto peccato – aggiunge – ho usato la parola tecnica ‘coprofilia’, cioè l’amore per la cacca, l’amore per la sporcizia. Vale a dire, cercare di infangare, cercare lo scandalo per il gusto dello scandalo».
Per Bergoglio, i media devono «stare attenti a non cadere nella disinformazione, nella calunnia, nella diffamazione e nella coprofilia. Il loro valore – ribadisce – è quello di esprimere la verità. Dico la verità, ma sono io a esprimerla e ci metto del mio. Ma chiarisco bene è ciò che è mio e ciò che è oggettivo. E lo trasmetto». E bisogna fare attenzione – conclude il Pontefice – che la comunicazione non cambi l’essenza della realtà».