Vita associativa 15 settembre 2016
Con 154 sì, 36 voti contrari e 46 astenuti, il Senato ha approvato il disegno di legge di riforma dell’editoria. «Un passo in avanti importante e decisivo – commentano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti – per la messa a punto di interventi necessari al rilancio del settore. Ringraziamo i senatori, a cominciare dal relatore Roberto Cociancich, che in questi mesi hanno ascoltato e fatto proprie le istanze più importanti avanzate dal sindacato dei giornalisti».
Il testo, modificato rispetto alla prima lettura, dovrà tornare ora alla Camera. «È auspicabile – rilevano i vertici della Fnsi – che la Camera dei deputati, nella piena autonomia che le è propria, giunga all’approvazione definitiva della proposta di legge, recependo le modifiche approntate dal Senato, nel più breve tempo possibile, per consentire al governo di mettere a punto i necessari regolamenti che dovranno definire le modalità, e stanziare le risorse, per chiudere la fase di lunga ristrutturazione del settore avviata dalle aziende editoriali e gettare le basi per un rilancio incentrato sulla valorizzazione del lavoro regolare e sulla lotta al precariato dilagante».
Certo, restano sul tappeto le problematiche legate alle concentrazioni editoriali e al superamento di norme antitrust concepite in stagioni lontane: «L’augurio – concludono Lorusso e Giulietti – è che vengano presto messe al centro del confronto parlamentare e tradotte in norme di legge in linea con gli indirizzi generali definiti dell’Unione europea».
I PUNTI DELLA RIFORMA
Due i cardini su cui si basa il disegno di legge: l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione, presso il ministero dello Sviluppo economico, e le deleghe al governo per ridefinire la disciplina sui contributi pubblici, i prepensionamenti dei giornalisti e le competenze e la composizione dell’Ordine dei giornalisti.
A finanziare il nuovo Fondo saranno le risorse statali destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, quelle per le emittenti radiotelevisive locale, una quota – fino ad un massimo di 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018 – delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone Rai (da quest’anno inserito nella bolletta elettrica) e un contributo “di solidarietà” da parte dei concessionari di pubblicità su tv e stampa (pari allo 0,1% del reddito complessivo annuo).
Il governo, entro sei mesi dall’entrata in vigore del testo, dovrà procedere alla ridefinizione dell’intera disciplina sui contributi pubblici, a partire dall’individuazione dei soggetti beneficiari: tv locali, cooperative di giornalisti, enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero.
Sono esclusi i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali o partecipati da società quotate in borsa. Contributi ridotti, infine, per le aziende che hanno dipendenti, collaboratori e amministratori con stipendi sopra i 240mila euro.
Tra i requisiti necessari per accedere al contributo ci sono: due anni di anzianità di costituzione dell’impresa editrice, il regolare adempimento degli obblighi derivanti dai contratti di lavoro, l’edizione della testata in formato digitale. L’ammontare del contributo dipenderà dal numero di copie annue vendute e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Sono previsti criteri premiali per le assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori under 35 e limiti massimi al contributo erogabile (il 50% del totale dei ricavi dell’impresa).
Il governo sarà poi chiamato a semplificare il procedimento per l’erogazione dei contributi, incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani, periodici, radio e tv locali.
Le altre deleghe all’esecutivo riguardo poi nuovi criteri, più stringenti, per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti e nuove regole sulle competenze e la composizione del Consiglio nazionale dell’Ordine professionale. Il testo approvato fissa, inoltre, in 10 anni la durata della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo.
Tra le novità introdotte dal Senato merita infine di essere sottolineata l’equiparazione di Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni alla presidenza del Consiglio dei ministri per quanto riguarda la possibilità di stipulare contratti con le agenzie di stampa senza dover procedere a gara d’appalto. In questo modo le agenzie di stampa non vedranno venir meno i contratti (nuovi o da rinnovare) con le amministrazioni regionali e locali. Un obiettivo centrato grazie anche all’impegno dei giornalisti degli uffici stampa della Regione Lombardia.
LE REAZIONI
Editoria: Lotti-Giacomelli, ok Senato, ora tempi rapidi Camera
«Siamo molto soddisfatti dell’approvazione in Senato del ddl editoria con importanti novità. Ora tempi rapidi per l’approvazione definitiva alla Camera e per i decreti delegati». Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Luca Lotti, e il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, commentano il via libera da parte di palazzo Madama alla riforma dell’editoria. (Ansa – Roma, 15 settembre 2016).
Editoria: Fieg, bene sì Senato, ora si proceda rapidamente
«Esprimiamo apprezzamento al Governo e al Parlamento per aver accolto l’appello degli editori ad approvare, nella prima seduta del Senato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, il disegno di legge sull’editoria che contiene alcuni interventi di riforma necessari per il settore che recepiscono il lavoro del Tavolo per l’editoria». È il commento del presidente della Fieg, Maurizio Costa, dopo l’approvazione da parte del Senato del provvedimento.
«La radicalità della crisi del settore impone, dopo la lunga e approfondita discussione che ha coinvolto tutte le componenti della filiera e il Parlamento, un rapido avvio nell’attuazione delle misure previste», sottolinea Costa.
«Ora è necessario che la Camera in tempi rapidi approvi definitivamente il disegno di legge e che il Governo proceda subito dopo all’emanazione dei decreti legislativi previsti».
«Innanzitutto – spiega il presidente della Fieg – i provvedimenti in materia di incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali, misura utile per il rilancio dei consumi e per garantire una ripresa degli investimenti pubblicitari per la stampa quotidiana e periodica. Altrettanto urgente l’attuazione delle misure volte alla progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali per affrontate e superare la difficile situazione delle edicole. Occorre poi, nel modificare i requisiti di accesso ai prepensionamenti, fare salvi i piani già presentati al Ministero del lavoro e, nel rivedere la procedura per il riconoscimento degli stati di crisi ai fini dell’accesso agli ammortizzatori sociali, mantenere la specificità del settore editoriale». (Ansa – Roma, 15 settembre 2016).
Editoria: Ordini regionali, ok Senato decisivo per riforma
«Il via libera, in seconda lettura, dell’aula del Senato al provvedimento di legge sull’editoria è un passo decisivo verso la riforma dell’Ordine dei Giornalisti». Lo affermano in una nota la maggioranza dei presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti esprimendo soddisfazione per un risultato atteso da anni.
«Il provvedimento – si legge in una nota – contiene infatti un passaggio sulle competenze dell’Ordine nazionale senza il quale non si potrebbe completare una riforma dell’Ordine adeguata alle mutate esigenze della professione giornalistica, che restituisca un presidio democratico a coloro che effettivamente esercitano la professione. Auspichiamo che ora in tempi brevi diventino legge quelle norme che potranno costituire i fondamenti per un rinnovamento di un organismo, oggi pletorico, non più al passo con i tempi. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei componenti del Consiglio nazionale (dai 144 consiglieri attuali cui si sommano i 12 che fanno parte del consiglio di disciplina, a 60 componenti) riequilibrandone il rapporto tra professionisti e pubblicisti (due terzi e un terzo)».
«Si riducono quindi i costi dell’organismo, si restituisce la rappresentanza a chi svolge effettivamente l’attività giornalistica, si garantisce una presenza territoriale venendo incontro alle istanze della maggioranza dei presidenti degli ordini regionali. Ora auspichiamo che la Camera approvi definitivamente, entro ottobre, una riforma non più rinviabile, anche per poter rinnovare gli organismi dell’Ordine con le nuove regole», concludono. (Ansa – Roma, 15 settembre 2016)