Vita associativa 25 ottobre 2022
«Quest’oggi firmiamo un patto per il nostro territorio, la nostra sarà una cordata educativa che ha l’obiettivo di contrapporsi alle dinamiche che permettono alla Camorra di proliferare». Finetica Onlus e Metropolis lanciano un segnale forte, importante, con il convegno “Educare alla Finanza Etica”, tenutosi nell’ex covo del boss Ferdinando Cesarano, oggi Albergo Libera Gioventù.
Un laboratorio innovativo di idee e progetti da allargare a imprese, scuole, associazioni. «Diamo un significato tangibile alla nostra presenza. C’è un’emergenza educativa da fronteggiare in maniera concreta, con progettualità» le parole di Nello Tuorto, presidente di Finetica, che aggiunge: «Un uomo solo è destinato al fallimento, per questo siamo tutti qui oggi. Ognuno di voi ha risposto al nostro appello, e vi ringrazio. Questo è un lungo percorso da fare lavorando tutti insieme, partendo da qui. Ora».
«Abbiamo il dovere di parlare ai giovani, dobbiamo ridargli i sogni e le ambizioni», dice Raffaele Schettino, direttore di Metropolis «Abbiamo scelto di partire da questo luogo che un tempo puzzava di camorra per far capire loro che questa terra non è solo crimine. Allo stesso tempo dobbiamo guardare in faccia ad una realtà fatta di Comuni sciolti per mafia e imprese stritolate dalle cosche. La missione di questo progetto è entrare nella zona grigia della nostra terra e portare in salvo tutto quello che c’è da salvare. Dobbiamo rimettere insieme una società disgregata e disillusa, dobbiamo restituire fiducia alla gente. Dobbiamo creare un Sistema virtuoso da contrapporre a quello della camorra e dell’illegalità».
L’incontro si è tenuto in uno dei beni confiscati ai clan, uno dei pochi ad esser stato valorizzato, come spiega Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud: «Quello delle Forze dell’Ordine è un lavoro importante e difficile ma non sufficiente per conquistare le zone grigie della nostra società. Non basta confiscare i beni, bisogna poi valorizzarli. Quello deve essere il nostro obiettivo, quella deve essere la nostra vittoria. Nei territori in cui avvengono le confische nasce la percezione che lo Stato ha vinto. Se questi beni, però, li abbandonano a loro stessi, magari dopo averli ristrutturati, crolla la credibilità».
Dagli uomini delle istituzioni, dice, «non è più accettabile sentir dire che mancano i soldi, i soldi ci sono se ci sono le idee. Dobbiamo invertire il paradigma: lavorare per lo sviluppo e la questione sociale mettendo al centro del tavolo i progetti».
L’importanza dell’educazione finanziaria viene ribadita da Andrea Santopadre, responsabile del fondo antiusura del Mef, che sottolinea come sul territorio ci siano diversi enti a cui i cittadini si rivolgono per un sostegno economico ma non educativo, risolvendo momentaneamente le proprie necessità. «Solidarietà, impegno, volontariato» sono le parole d’ordine di monsignor Francesco Marino, Vescovo di Nola, a cui fanno eco quelle di don Luigi Cella, direttore dell’Istituto Salesiano di Torre, e quelle di don Giuseppe Autorino, direttore della Pastorale Sociale e Lavoro di Nola.
I due sacerdoti hanno sottolineato che «la Chiesa è al servizio della comunità», ma che senza la sinergia tra tutte le parti in causa sarà difficile raggiungere l’obiettivo. Don Ciro Cozzolino, referente di Libera a Torre, ribadisce la necessità di risposte concrete: «Bisogna guardare all’essenziale e affrontare le criticità presenti, che tutti conosciamo. Non è più tempo di convegni, è arrivato il momento del fare. In città abbiamo 40 beni confiscati di cui solo uno a regime, in alcuni non vi è neanche possibile accedere. Siamo una città di mare che non ha il mare, inquinato dal fiume Sarno. Abbiamo una politica che non funziona. Bisogna passare dalle parole ai fatti».
La lotta alle mafie è al centro del dibattito, per sconfiggerle c’è bisogno di conoscerle, spiega Gaetano D’Avino direttore del Centro Studi “Strumenti giuridici di contrasto alla criminalità”: «Il nostro obiettivo è favorire la conoscenza degli strumenti per la lotta alla criminalità organizzata. Oggi le mafie sono cambiate, sono meno rumorose e fanno del denaro il primo strumento di attrazione verso i giovani, specialmente nelle zone più povere».
Proprio del cambio della struttura organizzativa mafiosa ha parlato Renato Briganti, direttore del Master in Finanza Etica all’Università Federico II: «Oggi le mafie hanno una struttura orizzontale, si sono infiltrate all’interno della società divenendo più pericolose e difficili da estirpare, è il cancro della nostra terra. Abbiamo il dovere di costruire dei ponti tra Stato apparato e Stato comunitario».
Per Giuseppe Brandi, esperto in Legislazione del Terzo Settore: «C’è una forte necessità di collaborazione tra istituzioni, scuola e terzo settore, oggi non possibile a causa di tante mancanze come la disinformazione, a cui vogliamo mettere fine ponendoci al servizio degli enti pubblici e dei privati, informandoli ma anche formandoli».
Proprio del mondo scolastico ha parlato la dirigente dell’Istituto tecnico Marconi di Torre Annunziata, Agata Esposito: «È importante lavorare in sinergia. Quando ho ricevuto questo incarico, ho capito che dovevo creare una rete per i ragazzi, una serie di rapporti con enti pubblici e privati che potesse fornire loro gli strumenti necessari per crescere, umanamente e lavorativamente.
La zona grigia è fatta di scelte: impegno o disimpegno. Il mio impegno da dirigente scolastica è quello di continuare a stringere questi rapporti mettendo a sistema e capitalizzando tutto quello che viene fatto, altrimenti diventa tutto fine a sé stesso, ma c’è bisogno di un percorso post diploma che la scuola non può fare da sola». Al termine del convegno, è stata scoperta una targa dedicata a don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, nato nel 1922.