Vertenze 26 luglio 2019
La normativa sul canone Rai, introdotta dal governo Renzi, che prevede l’utilizzo del cosiddetto ‘extragettito’ per altre finalità, è «incoerente con il quadro istituzionale» e «con la struttura e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo». A sostenerlo lo studio di avvocati Principato e Porraro in un parere chiesto e illustrato oggi in consiglio di amministrazione dal consigliere Rai Riccardo Laganà, che chiede ai componenti dell’organismo di agire con un ricorso contro la normativa.
Nelle conclusioni del parere si sottolinea, infatti, che tale quadro «impone all’intero Consiglio di amministrazione della Rai spa e a ciascuno dei suoi componenti, nell’ambito delle proprie funzioni, di tenere una condotta atta a preservare gli interessi della società concessionaria, evitando che a essa possa essere recato pregiudizio in applicazione di una disciplina sospetta di incostituzionalità. In difetto quello recato al patrimonio sociale dai componenti del consiglio di amministrazione, in ragione di proprie condotte attive od omissive, dovrebbe qualificarsi quale danno erariale, ferma restando la responsabilità verso la società».
Pieno sostegno alla iniziativa del consigliere Laganà viene espresso dall’Usigrai. «La sua denuncia rispetto ai profili di incostituzionalità delle norme sul canone introdotte dal governo Renzi, e poi confermate dal governo M5S-Lega, è in piena sintonia con quanto diciamo ormai da anni: 340 milioni di euro pagati dai cittadini per finanziare la Rai Servizio Pubblico vengono distratti ad altri fini. Questo è inaccettabile. Come dimostra il parere legale dell’avvocato Luigi Principato consegnato oggi al Cda della Rai da Laganà. Ora il Consiglio di amministrazione ha il dovere di agire a tutela del patrimonio aziendale», rilevano i rappresentanti dei giornalisti Rai.
«Esattamente come chiedemmo 5 anni fa dopo il taglio dei 150 milioni – prosegue l’Usigrai –, in merito al quale ci auguriamo che a breve possa arrivare il pronunciamento sui 3 ricorsi presentati dalla Rai, a seguito della diffida Usigrai, e pendenti davanti al Consiglio di Stato da oltre 1 anno. Ancor di più è necessario fare chiarezza oggi che il vice presidente del Consiglio, e ministro dello Sviluppo economico, Luigi di Maio torna a minacciare l’abolizione del canone, che avrebbe come conseguenza la distruzione della Rai Servizio Pubblico».