Vita associativa 23 gennaio 2018
Accogliendo la richiesta dei rappresentanti della categoria, la giudice «ha confermato la gravità di una brutale aggressione che, colpendo Piervincenzi e Anselmi, ha offeso il diritto all’informazione di ogni cittadino», commentano il segretario Lorusso e il presidente Giulietti.
Il gup del Tribunale di Roma Maria Paola Tomasselli ha disposto il giudizio per Roberto Spada e Ruben Nelson Alvez del Puerto, in carcere per l’aggressione, avvenuta a Ostia il 7 novembre scorso, ai danni del giornalista Daniele Piervincenzi e dell’operatore Edoardo Anselmi della trasmissione “Nemo – Nessuno escluso”.
La giudice ha anche accolto le richieste di costituzione parte civile di Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei Giornalisti, rappresentanti dall’avvocato Giulio Vasaturo, di Libera, rappresentata dalla vicepresidente Enza Rando, di Regione Lazio e Associazione Antonino Caponnetto.
«L’ammissione di parte civile della Fnsi e dell’Ordine dei Giornalisti conferma la gravità di una brutale aggressione in pieno stile mafioso che, colpendo i giornalisti Piervincenzi e Anselmi, offende il diritto all’informazione di ogni cittadino. Nessun cronista è più solo nel far fronte alle intimidazioni e alle minacce di chi vorrebbe impedire ai colleghi di svolgere il loro lavoro al servizio dell’opinione pubblica», commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi.
«Nelle motivazioni con cui ha accolto la richiesta dei rappresenti della categoria, il Gup ha evidenziato la piena legittimazione, anche a titolo diretto, di Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti a far parte del processo in quanto direttamente danneggiati dalla condotta delittuosa posta in essere dagli imputati che, colpendo Piervincenzi e Anselmi, hanno offeso il diritto all’informazione di ogni cittadino», spiega l’avvocato Giulio Vasaturo.
Il processo a carico di Spada e Del Puerto avrà inizio il 30 marzo davanti alla nona sezione penale del Tribunale di Roma. I due sono accusati di lesioni personali e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso.
In concomitanza con l’udienza, si è svolto fuori dal Tribunale il presidio organizzato da Articolo21 e Rete NoBavaglio per esprimere ai due colleghi aggrediti la vicinanza della categoria. Erano presenti, oltre ai vertici di Fnsi e Ordine nazionale, anche l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, l’Usigrai, Stampa Romana, Libera, Libera Informazione, i giornalisti Daniele Piervincenzi, Federica Angeli, Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo.
«Nessuna testata può fermare il diritto-dovere dei giornalisti di informare i cittadini. Al fianco dei colleghi c’è e ci sarà la “scorta mediatica” degli organismi della categoria. Lo ribadiamo qui, lo faremo il 19 febbraio all’udienza del processo in cui è chiamata a testimoniare Federica Angeli e ancora giovedì 25 gennaio, alle manifestazioni indette in tutta Italia per ricordare Giulio Regeni», hanno rilevato il segretario Lorusso e il presidente Giulietti.
Il presidente del Cnog, Carlo Verna, ha osservato che «gli episodi come quello di Ostia sono tanti e spesso restano nell’oscurità. Siamo qui per dare luce a questa e a tutte le vicende che spesso restano nascoste». E la presidente dell’Odg Lazio, Paola Spadari ha evidenziato: «Siamo al fianco dei colleghi oggi come lo eravamo a Ostia all’indomani dell’aggressione e lo saremo ogni qualvolta sarà necessario».
«Sono qui per difendere la libertà di stampa, per i colleghi, ma anche per Ostia. Non va abbandonata, serve attenzione: ce lo chiedono i cittadini», ha detto Piervincenzi. Mentre il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani ed Elisabetta Palmisano, in rappresentanza di Stampa Romana, hanno posto l’accento sul fatto che i colleghi di Nemo non hanno un contratto da dipendenti Rai e ricordato che tanti dei cronisti minacciati sono troppo spesso precari o freelance.
«Dopo i fatti di Ostia politici di ogni partito ed esponenti del governo si sono indignati e hanno espresso solidarietà e vicinanza ai colleghi, minacciati e precari. Ma ad oggi nulla è stato fatto per ridurre la precarietà nel giornalismo né per adottare strumenti che consentano di contrastare meglio minacce e querele bavaglio. E questo nonostante le proposte di intervento presentate dal sindacato», ha concluso il segretario Lorusso.