Vita associativa 25 aprile 2021
Un centro di documentazione permanente per raccontare duemila anni di storia della Napoli ebraica. Ma anche un museo virtuale, con percorsi sensoriali, per “non dimenticare” il dramma vissuto da centinaia di ebrei napoletani vittime delle leggi razziste, di cui almeno una trentina non sono più tornati dal viaggio nell’inferno di Auschwitz. Il progetto è stato presentato ieri, nel giorno con cui si è celebrata la Liberazione dal nazifascismo, presso la Casina Vanvitelliana del Real Parco Borbonico del Fusaro a Bacoli, città che ospiterà il museo e che ospita già il “carro della memoria”, uno dei vagoni merci sui quali gli ebrei napoletani furono trasportati verso i campi di concentramento. Il progetto ideato da Nico Pirozzi con l’associazione “Memoriæ – Museo della Shoah” vedrà il contributo del Comune di Bacoli, della comunità ebraica di Napoli, l’Eav (Ente autonomo volturno), Federazione delle associazioni Italia-Israele e
il Sindacato unitario giornalisti della Campania che, su proposta del presidente uscente del SUGC e consigliere nazionale della Fnsi, Gerardo Ausiello, ha già contribuito al trasferimento del “carro della memoria” da Salerno a Bacoli. «Siamo qui oggi perché crediamo nel valore della nostra Costituzione antifascista e antirazzista, nata dall’esperienza della Resistenza – ha affermato il segretario del SUGC, Claudio Silvestri durante la presentazione del museo – e nel valore fondamentale della memoria. Il rischio che gli orrori del passato si ripetano è sempre dietro l’angolo. La libertà non è un valore scontato, non lo è in un Paese che è ancora al 41° posto della classifica mondiale sulla libertà di stampa. C’è ancora molto lavoro da fare. La parola che ci deve guidare ancora è Resistenza».
«Nonostante le persecuzioni a cui siamo stati soggetti per secoli – ha detto, dal canto suo, la presidente della Comunità ebraica di Napoli, Lydia Schapirer – non ci siamo mai sentiti un corpo estraneo alla città. Questo per dire che il legame con Napoli è sempre stato molto forte. Che ci sia anche un museo a raccontarlo, peraltro proprio a Bacoli, la più ebraica delle città della Campania, ci rende estremamente orgogliosi».
Il museo avrà una sua peculiarità, in quanto sfrutterà tutte le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, attraverso veri e propri tour virtuali nella storia della Comunità partenopea ma anche in quella che è stata la peggiore mattanza del secolo scorso. Da ricordare, attraverso un viaggio fatto per immagini, suoni e sensazioni forti, che vedrà il coinvolgimento di attori e personalità del mondo dello spettacolo, non ci saranno solo le deportazioni degli ebrei, ma anche di centinaia di migliaia di militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, si ritrovarono facile preda dell’ex alleato. A ricordarlo sarà quel carro merci, che tanta angoscia genera in chi lo guarda, sottolinea il rabbino di Napoli, Ariel Finzi. «Sì perché – aggiunge – mi fa venire in mente la figura di Adolf Eichmann, l’architetto della Shoah, che con la sua maniacale ossessione per i dettagli riuscì a pianificare e portare a termine l’assassinio di sei milioni di persone». Il presidente della Federazione delle associazioni Italia-Israele, Giuseppe Crimaldi, ha ricordato che anche l’ambasciata italiana e lo stesso ministero degli Esteri di Israele daranno un contributo al progetto.
Soddisfatti per quel pezzo di memoria di Napoli e dell’intera umanità, che ha trovato casa tra le palme del parco borbonico del Fusaro, il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, e l’assessore alla Cultura, Mariano Scotto di Vetta, che stanno già pensando alle iniziative da mettere in campo non appena i dati sulla pandemia lo renderanno possibile. Il presidente dell’Ente Autonomo Volturno, Umberto De Gregorio, ricordando il legame con la città di Bacoli dell’azienda di trasporti, ha confermato l’impegno per la realizzazione del museo.
Ospite (essendo alcuni locali del parco utilizzati come centro di vaccinazioni anti Covid), il direttore generale dell’Asl Napoli2 nord, Antonio d’Amore.