Giornalisti minacciati 9 novembre 2022
«È morto e adesso addirittura c’è il rischio che muoia ancora». Così Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, in occasione del flash mob organizzato a Napoli per Mario Paciolla. «Che dopo poco tempo – evidenzia – si voglia archiviare, chiudere, non è possibile. Siamo qui per lanciare una richiesta: non archiviate, tenete aperto, continuate a lavorare in Colombia. Non ci crede nessuno a questo suicidio. Noi, insieme a tutti i giornalisti, assumiamo l’impegno di essere scorta mediatica. Saremo là a chiedere verità e giustizia fino alla fine»
Per il segretario del Sugc, Claudio Silvestri, «da Napoli parte l’ennesimo appello perché il caso di Mario Paciolla non si chiuda. Per noi l’archiviazione è uno scandalo. Ci sono troppi elementi che ci dicono che si è trattato di omicidio. Faremo di tutto perché non cali il silenzio su questo caso. Speriamo che non diventi uno dei tanti casi irrisolti italiani».
«Questa – spiega Desiree Klain, portavoce di Articolo 21 Campania – è la scorta mediatica. Accendere una luce per non lasciare solo un giornalista e cooperante per l’Onu. Per aiutare a non archiviare il suo caso dobbiamo tutti retweettare i suoi articoli e le sue testimonianze con l’hashtag “noinonarchiviamo”. Siamo vicini ai genitori di Mario Paciolla».
«Non è possibile che tutto venga archiviato solo perché sono state cancellate le prove», dice Anna Motta, madre di Mario Paciolla. «Tutto quello che apparteneva a mio figlio e che era in casa sua – spiega – e che sarebbe potuto servire alle indagini è stato buttato in discarica. Ma non per questo si può dire che si è suicidato. Insieme agli avvocati continueremo in questo percorso di verità e giustizia, abbiamo la necessità di avere dall’Onu verità credibili. Sappiamo di dover affrontare tantissime difficoltà, ma non ci abbattiamo: sentiamo la vicinanza delle persone, dei giornalisti, dobbiamo onorare il nome di mio figlio».
Per la madre di Paciolla «ci sono delle discordanze sulle perizie autoptiche, tanti depistaggi, e l’Onu stabilisce dal primissimo momento che è suicidio, senza un referto. Questo mi sembra grave. Chissà perché una vicenda così complessa viene archiviata un mese dopo l’archiviazione in Colombia e nel momento in cui decidiamo di fare una denuncia ai funzionari dell’Onu e ai quattro poliziotti che hanno avallato la pulizia dell’appartamento». (Da: Agenzia DIRE)